Trainspotting

Trainspotting

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Chi non ha mai scritto sul proprio diario questo monologo? Chi non si è mai ritrovato difronte allo specchio a ripeterlo? È Mark Renton:" Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete un maledetto televisore a schermo gigante; scegliete lavatrici, automobili, lettori CD e apriscatole elettrici; scegliete di sedervi su un divano a spappolarvi il cervello e ad annientarvi lo spirito davanti a un telequiz. E alla fine scegliete di marcire; di tirare le cuoia in un ospizio schifoso, appena un motivo d'imbarazzo per gli idioti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro. Scegliete la vita".
Mark Renton, Tommy, Sick Boy, Begbie e Spud, cinque ragazzi appartenenti ad un sobborgo di Edimburgo, lo scarto di una satura società perbenista ignara del male che ne logora l'interno e che la distingue.
Attraverso l'occhio attento del regista Danny Boyle, che magistralmente ha immortalato il decadimento di vite socialmente accettate, stereotipate sin dalla nascita nell'ordine che vede il sano sviluppo, il lavoro, la carriera, la vecchiaia e infine la morte, riusciamo a confrontarci con una realtà sociale da molti trascurata. Il dramma che affligge l'esistenza di Mark, Sick Boy e Spud è la droga, la dipendenza dall'eroina e da qualsiasi altra sostanza resa illegale nel loro paese.
Ai tre tossicodipendenti si affiancano Begbie, un alcolizzato spesso propenso ad attacchi d'ira ingiustificati e Tommy un vivace ragazzo inglese, che inizialmente contrario all'uso di stupefacenti, troverà in essi, oltre che una risposta all'infelicità, anche la sua decadente morte.
La voce narrante che accompagna l'intero film, appartenente al protagonista della storia, Mark Renton, scandisce il ritmo dell'intera sequenza, che viene man mano incalzata da musiche perfettamente orchestrate, ad esempio "Underworld-Born Slippy". Lo scopo del protagonista eroinomane si esaurisce nella continua ricerca di un modo più o meno semplice per uscire dal mondo della droga dove si è privi di enteresse, mancando sempre inesorabilmente, in quanto è continuamente in quel mondo che vede e ritrova se stesso.
E' attraverso una serie di emozioni scaturite dai giusti effetti visivi e uditivi che il regista cerca di attirare l'attenzione dello spettatore. La fotografia infatti è puramente ripresa da Arancia Meccanica, i colori appaiono freddi e sbiaditi, in modo da accentuare la degradazione sociale di cui il film si fa divulgatore, tipici di una Londra deturpata. La pellicola è un continuo susseguirsi di peripezie velate da pura ironia inglese. In definitiva Trainspotting appare ai nostri occhi reale, e questo grazie all'estrema freddezza con cui ci viene proposta la storia di un drogato raccontata in modo esplicito e diretto dalla sua persona.
Mark, alla fine del viaggio presentato nel film, è rimasta la stessa persona che ci è stata proposta inizialmente: “Mi sono giustificato con me stesso in tante maniere diverse, non era niente di che, solo un piccolo tradimento, o... i nostri rapporti erano cambiati, sapete cose così... ma ammettiamolo li avevo bidonati, i miei cosiddetti amici. Di Begbie non me ne fregava un cazzo, e Sick Boy avrebbe fatto lo stesso con me se c'avesse pensato per primo, di Spud beh, d'accordo per Spud mi dispiaceva, non aveva mai fatto del male a nessuno lui. Allora perché l'ho fatto? Potrei dare un milione di risposte tutte false. La verità è che sono cattivo, ma questo cambierà, io cambierò, è l'ultima volta che faccio cose come questa, metto la testa apposto vado avanti rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l'ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l'apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d'ufficio, bravo a golf, l'auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai.”
Nella sua oscenità e fredezza Trainspotting è riuscito a ritagliarsi un posto d'onore tra i cult movie di ogni tempo: una storia portata sugli schermi senza troppi abbellimenti, ed è proprio grazie a questa sua veridicità che il film è riuscito a guadagnarsi la meritata fama di cui gode tutt'oggi.
Vi rimando al libro, dove Irvine Welsh plasma quello che sarà il primo e fortunato romanzo: Trainspotting.
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