Luciano Cannito

Luciano Cannito


Sicuramente, una delle personalità di maggior prestigio nel mondo della danza internazionale, Luciano Cannito sarà presente anche in questa edizione del Levante Danza Festival, che si terrà a Massafra dal 19 al 22 luglio. Durante la manifestazione, il Maestro sarà membro della giuria del concorso internazionale di danza e terrà domenica 22, dalle ore 16:30 un laboratorio coreografico nel quale potrà selezionare futuri collaboratori.
Coreografo e Direttore Artistico di importanti teatri, il Maestro Luciano Cannito è una personalità di spicco nel settore della danza. Qual è il suo giudizio sul Levante Danza Festival?
L'anno scorso ho trovato un livello molto alto dei partecipanti e questo è la prova che la qualità dell'evento sia eccellente. Oggi i ragazzi, rispetto ad una ventina di anni fa sono molto più preparati, hanno grandi possibilità di offerta e anche di comunicazione. Quindi loro si informano, andando su internet, sentono i commenti degli altri colleghi, per cui le manifestazioni che hanno successo sono quelle che hanno qualità. Le altre tendono inevitabilmente a sparire.
Lei è stato uno dei promotori dei laboratori coreografici che si terranno durante la manifestazione. Cosa l'ha portata ad optare per questo tipo di lavori, piuttosto che tenere una normale lezione?
Di lezioni di danza normali ce ne sono tantissime, con personalità che hanno una lunghissima esperienza di insegnamento. La cosa che invece ogni allievo ha bisogno, ogni tanto, di sperimentare e che è il risultato finale di otto anni di studio della danza, è ballare. Mi spiego meglio: quando un ballerino finisce di studiare vuole entrare in una compagnia. Al di là della classe, quello che tu devi fare è ballare. Nei nostri stage, tanti in Italia e all'estero, i ragazzi si continuano a specializzare nelle lezioni, invece la cosa più importante nella loro carriera, cioè ballare, la fanno poco. Quindi quello che io farò è comportarmi come se stessi lavorando con la mia compagnia di ballo e verificherò le persone che reagiscono meglio, quelle che reagiscono peggio. A volte in una classe ci sono dei ballerini che in una classe non sono magari bravissimi dal punto di vista tecnico del ballo, però all'interno di una coreografia sono molto bravi e hanno una grande capacità di movimento. Per cui credo che questa mia scelta sia un modo per monitorare nuovi talenti in modo più proficuo che facendo la classe.
Durante i laboratori coreografici c'è qualche aspetto a cui starà più attento ed eventualmente perché?
Starò attento ad osservare la capacità di avere un linguaggio il più ampio possibile, nel senso che io farò dei movimenti, delle coreografie, andando al di là della semplice tecnica, ma che avranno questa come base. Per fare un esempio è come se noi dopo aver studiato la grammatica inglese per tanti anni, alla fine dobbiamo fare delle frasi. In una ci può essere una parte che è molto facile e altre più complicate. Chi saprà parlare meglio l'inglese sarà quello che ha una maggiore padronanza della vera comunicazione. Cioè noi siamo stati solo a studiare la grammatica senza parlare, alla fine la lingua non l'avremo mai nelle nostre mani. Quindi quello che farò non è un metodo standard. Io vedrò le persone che sono di fronte a me, interagisco con loro e cerco di sfruttare al meglio le loro potenzialità.
Lei, fa parte della commissione interna del programma televisivo “Amici di Maria De Filippi”. Durante il concorso internazionale Levante Danza Festival, manterrà la stessa linea di giudizio per la valutazione dei concorrenti?
Ognuno di noi è se stesso e le persone che cercano di esserlo e di non limitare gli altri sono quelle che vincono nella vita. Io non posso che essere onesto. Perciò la mia visione della danza non ha un senso unico. Per me l'arte non è il classico, o il contemporaneo, o l'hip-hop, o il moderno. Per me la danza è qualcosa che crea un'emozione. Perciò le mie valutazioni e il mio criterio di giudizio, innanzitutto a parità di base tecnica, premieranno le persone che mi daranno un'emozione rispetto a quelle che mi lasceranno indifferente. Molto spesso nella mia carriera ho verificato che tanti miei colleghi prediligono piuttosto una situazione in cui viene messa in evidenza la tecnica, piuttosto che la parte emotiva. Io faccio parte di quelli che osservano questo secondo aspetto. Io voglio emozionarmi, ma è ovvio che ci deve essere la base, non basta una fragilissima capacità tecnica, perché in quel caso si tratta di furbizia, di persone che cercano di raggirarti puntando tutto sull'emozione, ma in realtà questo non è giusto, perché in una compagnia, il ballerino deve essere in grado di essere uno strumento nelle mani di chiunque coreografo.
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Oltre a visionare tanti ballerini e ballerine, ha lavorato spesso nel Sud Italia. Certamente si sarà accorto di come questa terra, specialmente la Puglia, sia la culla di tanti talenti. Come mai secondo lei?
Questa è una bellissima domanda alla quale non so rispondere. Posso garantire, per esperienza, che i migliori ballerini italiani vengono tutti da quattro ragioni, Puglia, Calabria, Campania e Sicilia. Il perché non lo so. Sarà che c'è un'indole più artistica, che abbiamo geneticamente una maggiore propensione alla cultura, grazie alla Magna Grecia, che è stata un periodo propenso all'estetica, al bello, che osservava il corpo e non soltanto la mente e la parte economica. Mentre al Nord Europa hanno puntato di più sulla pragmaticità economica, giù la gente è stata proiettata verso una ricerca estetica. Io a parte dirigere la compagnia del teatro Massimo di Palermo, dirigo la Compagnia Danzaitalia che è indipendente con la quale faccio tantissimi spettacoli insieme a Rossella Brescia e a tanti nuovi artisti. A me piace molto lanciare nuovi artisti giovani e quest'anno che stiamo montando la nuova produzione che si chiama Amarcord dal film di Fellini, io mi sono accorto e ne abbiamo anche riso che nella compagnia c'è il 70% di pugliesi, ma non lo sapeva nessuno. Non ho una propensione per la Regione, poi noi lavoriamo a Roma è stata una cosa del tutto casuale.
a cura di Valter Cirillo
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