Dopo il convincente esordio in bianco e nero “The White Side, The Black Side” del 2016 e il successivo “Black Revised” (2017), il duo torinese Project-TO composto da Riccardo Mazza e Laura Pol presenta il sofisticato lavoro “IRO”, un termine che in giapponese significa “colore”.
Oltre ad avere uno spiccato carattere sperimentale, questo terzo album nasconde tante sorprese. La prima è che ogni traccia ruota attorno ad un haiku, cioè quel genere di componimenti poetici giapponesi con una struttura ben precisa. Molto innovativa questa scelta di pescare elementi asiatici, lontani dalla nostra cultura mediterranea, e renderli protagonisti vocali delle tracce. La seconda è l'inserimento di “IRO” in contesto artistico d'avanguardia dove suoni e immagini (cioè i visuals) entrano in simbiosi e si rinforzano vicendevolmente, soprattutto nella performance live. Ed è proprio qua che Laura Pol mette in campo le proprie skills di fotografia e videomaking, per poter dare forma visiva alle coraggiose espressioni sonore di Riccardo Mazza.
Forse per gli ascoltatori un po' a digiuno di elettronica (non EDM, per intenderci), “IRO” può suonare difficile, e quindi meglio procedere con calma.
Già dopo i primi minuti, l'esperienza delle mani di Riccardo Mazza alle “tastiere” si sente chiara e forte. Ad esempio in “Sumire Odo”, traccia numero uno e primo singolo estratto, l'atmosfera creata dai synth viene tenuta in sospeso, allungandosi e deformandosi. Si sentono voci in lontananza di bambini che canticchiano qualcosa in giapponese, presumibilmente. Quando ecco che arriva la cassa larga e potente a rompere questa omeostasi con un impatto notevole, proiettando l'ascoltatore verso un viaggio in un universo parallelo.
Il suono è quasi sacro. Viene forgiato, plasmato dai circuiti elettronici, come in un rituale sciamanico, così da essere capace di superare la barriera del conscio. In questo tipo di musica non esiste una struttura della canzone con ritornello orecchiabile. Dimenticatevelo. Siamo dalla parte opposta dei 3 minuti da radio. Poi non scordiamoci della recitazione dell'haiku che piomba distintamente dall'alto, solenne e carica di riverbero. I versi vengono scanditi lenti, come un mantra, parlando di temi che riguardano le stagioni e la natura. Il tutto sembra un oceano di synth labirintici che dopo qualche traccia diventa quasi terapeutico per la percezione uditiva.
In questo contesto, al fine di gustare l'intero lavoro dei Project-TO, lasciarsi guidare dal flusso della musica deve diventare la chiave di lettura dell'album, così come avviene per il genere Goa/Trance, tipicamente. Anche se l'impostazione sonora di “IRO” mostra anche tratti della techno di Kalkbrenner, dell'elettronica dei Moderat o persino dell'industrial dei Nine Inch Nails, spesso però vira dai binari già percorsi da altri, per rischiare di più, sfociando nel noise e dando libero spazio alla sperimentazione elettronica pura. Parliamo di oscillatori, mixer, distorsioni, fuzz, delay, filtri, cioè l'elaborazione più cruda, analogica e artigianale del suono. Dagli anni '70 in poi il sintetizzatore è diventato il re di questo approccio musicale e Riccardo Mazza dimostra esserne un artista esperto, sapendo coniugare ordine e caos.
Un valido esempio è dato da “Yaku To Shite”, la traccia di chiusura. Analogamente alle stagioni dell'anno che si susseguono in modo circolare, la parte finale del disco si compone di un mix di echi e loop stratificati in una bizzarra cacofonia, che esplode e scompare, lasciando spazio allo stesso coro di bambini trovato in apertura. Si termina dove si era partiti e il cerchio si chiude.
Info www.project-to.com
Fanpage https://www.facebook.com/projectto
Live https://www.youtube.com/watch?v=XmnVdXkzIvQ

Project-TO: tutti i colori dell'elettronica con il terzo album IRO
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27/12/2018 | Bookpress
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