NIGHTGUIDE INTERVISTA SETTE A.F.K.

NIGHTGUIDE INTERVISTA SETTE A.F.K.

S'intitola Hello World (1964) l'ultimo singolo del musicista Sette AFK. Una strumentale a metà tra electro e dance, dove bassi e synth che si rincorrono in un loop sperimentale e per certi versi minimal, ma al contempo aperto alla melodia di arrangiamenti dal respiro internazionale. Hello World (1964) si presenta subito diretta: un riff basato su un synth chimico e lisergico si alterna a voice chopping, vocoder e manipolazioni di suoni di lavatrici e parti metalliche. Il titolo di questo singolo è un riferimento alla nascita dei computer come li conosciamo oggi. Si tratta della prima scritta apparsa su un monitor nel lontano 1964 ed anche una manifestazione della passione “nerd” dell'artista. “Motivational Dance Music”, questo l'imprint che Sette AFK vuol far passare all'ascoltatore: un suono che spinge a fare qualcosa, a essere reattivi, a “muovere” in qualche maniera qualcosa di interiore e positivo o comunque a non star fermi su un divano. Ne parliamo direttamente con il protagonista.
Come mai la scelta di una strumentale come primo singolo?
Qualcuno mi ha fatto notare che è stata una scelta “coraggiosa” proporre come prima uscita un brano strumentale senza una voce diretta a evidenziare un ritornello palese.  Beh, ringrazio per il complimento, raramente mi danno del coraggioso. Sono sicuro che da grande sarò coraggiosissimo. Coerenza e preferenza personale: la maggior parte dell'album è strumentale e le track vocali sono per lo più in feat. con interpreti di livello. Canterò “in solo” unicamente un brano. Il dubbio era quale brano strumentale esporre per primo, se un facile ascolto come “Hello World 1964” o un brano più ricercato o più tecnico.
Ed è uscito “Hello World 1964”. Per assurdo uno degli ultimi cucinati. Mi è sembrata una scelta bilanciata.
 
Ti consideri un artista di nicchia o punti al grande pubblico?
Così a prima vista sono un artista di nicchia, ma, mi piacerebbe stare a metà. Tra 1 giorno da leone e 100 da pecora preferisco 50 da lupo. Diciamo che possiamo traslare questo mio concetto anche su questa domanda. Sarebbe comunque da ipocrita non dire che apprezzerei un vasto bacino di ascolti.
 
L'Italia forse non è mai stata ricettiva per il genere che proponi. Meglio l'estero?
A parte qualche sporadico caso di media grandezza e gli artisti affermati italo-dance -la musica elettronica e i suoi derivati- hanno da sempre trovato più curiosità e interesse all'estero. Nonostante, forse minore di anni fa, esiste comunque ancora in Italia un popolo underground che ricerca e segue la scena elettronica non obbligatoriamente legata al classico DJ set.  Il live farà qualche giro fuori porta quando i tempi saranno maturi. Per fortuna.
 
L'attività di docente di composizione e i tuoi studi in arteterapia si integrano con la produzione artistica o sono solo binari paralleli?
Dunque... altro che paralleli direi che è un casino! Dal punto di vista personale questo album rappresenta una necessità, un percorso quasi terapeutico. Andare da A a B perché è importante e di conseguenza trovare il tempo per dedicarsi.  Perché quando le cose sono importanti, il tempo si trova. L'attività di insegnamento in composizione non ti fa mai star ferma la testa e questo è un bene. Gli studi in arteterapia hanno per assurdo modificato molto alcune tracce: tutto l'album mira ad essere “di reazione emotiva”.
E anche alcune sonorità sono state scelte più in base alla percezione dell'emozione trasmessa che non alla semplice funzionalità. “Motivational dance music” e “Be reac7tive” sono hashtag da social e un po' le intenzioni che tento di far passare all'ascoltatore. 
 
Un artista con cui collaborare sogno nel cassetto?
Mirwais. Senza dubbio.
 
Un film o un regista per i quali scrivere una colonna sonora?
Un remake di Matrix. O Blade Runner.
 
Come nasce la costruzione di un tuo brano?
Dunque, è molto facile.  Abbiamo tre varianti. La prima: prendi una giornata di merda, moltiplicala per una settimana ed ecco fatto. La seconda: fai finta di non prendere sonno perché ti senti magari stupidamente attivo/energico. Dovresti dormire probabilmente, ma sei veramente contento. Bene. La terza: hai un pomeriggio libero e decidi di occuparti un po' di te stesso mettendoti addosso uno zaino con all'interno un computer portatile e delle cuffie per andare in giro tra parchi e locali.  Nascono bozze che si evolvono poi in studio.
 
A che punto è il nuovo album e come sarà?
Direi in fase di finalizzazione e ne sono felice. L'audio da solo non basta e parallelamente si svolgono altre attività. Sarà un album molto eterogeneo. Cosa che probabilmente non aiuterà da una parte il classico marketing ma da un'altra parte incontrerà ascoltatori derivanti da realtà più distanti dal djing e dalla dance classica. Il minimo comun denominatore rimane l'elettronica, anche nella “ballad”. Perché un album senza una ballad è un po' come un party in casa, senza neanche un bicchiere di vetro rotto.
 
Come si configura il tuo set dal vivo?
Il mio set personale prevede laptop, qualche "giocattolino" che emette luci, dijeridoo e flauto traverso. Bazzico un po' qui e un po' la a seconda delle tracce. La performance prevede un percussionista rumorista e un VJ, fondamentali nel live set. Non è un dj set, le parti live e le improvvisazioni sono la struttura del tutto. In aggiunta a seconda degli appuntamenti si potrà trovare un DJ agli scratch ed effetti e un tastierista programmatore di supporto. È divertente, vivo e pieno di possibilità di sbagliare qualcosa.
 
Prossimi appuntamenti?
A breve uscirà un nuovo singolo, diverso di attitudine da “Hello World 1964”. Potrà essere serio o ironico, ma, uscirà a breve.

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