Nightguide intervista Rancore

Nightguide intervista Rancore

Rancore pseudonimo di Tarek Iurcich nasce a Roma il 19/07/1989 e comincia il suo percorso musicale nel 2004, all'età di quattordici anni, a Roma, la città in cui vive. Ben presto si conquista sul campo una forte credibilità grazie alla partecipazione alle jam, ai concerti nei licei, alle gare di freestyle.
Nel corso degli anni il rapper ermetico appare in una importante serie di collaborazioni con altri Rapper, produttori o musicisti della scena nazionale e internazionale, ricevendo moltissimi apprezzamenti.
Dopo anni di collaborazioni Rancore torna nel 2018 con un nuovo disco, dove il rapper oltre alle sue parole, decide di curare interamente anche la direzione musicale del progetto. Nasce così il progetto ''MUSICA PER BAMBINI''.
Questa è l'intervista che abbiamo avuto con lui in occasione della presentazione del suo album.

LR: Parliamo dell'album: mi è piaciuto ma mi ha lasciato perplesso. Come è nato? Come sei arrivato a queste canzoni?
Ra: Avevo l'esigenza di esprimere pensieri, raccontare avventure ed esorcizzare paure all'interno di un unico disco. Avevo la necessità di esprimermi a 360° e di mettere molto di me nei testi, cosa che prima non avevo mai fatto. In questo disco ci sono tante sfaccettature di una vita che non avevo mai troppo esplicitato e che mi ero tenuto dentro. Qui sono diventato sincero come un bambino, con la consapevolezza di essere strano ma senza più colpevolizzarmi per questo: è così che nasce "Musica per bambini".

 
LR: Se posso azzardare, oltre all'esigenza di parlare c'era anche la paura di farlo troppo? Si sente che c'è la voglia di raccontarsi un po' di più, ma forse senza sapere esattamente come dire certe cose.
Ra: No, è proprio uno sfogo: uno sfogo ragionato. Tutto ciò che ho detto e non ho detto è stato estremamente dosato e architettato prima. Se c'è qualcosa di non ben esplicitato è solo perché non amo la musica che dice le cose così come stanno: amo la musica che crea segreti, dubbi, movimento...che lascia aperte delle questioni (che è lo scopo di qualsiasi forma d'arte a mio avviso). C'è molta più artisticità nell'erotismo che nel porno e questo non vuol dire che l'erotismo non dica tutto ciò che serve.

 
LR: Sono d'accordo: di solito mi occupo di fotografia e dico sempre che una foto racconta il punto di vista del fotografo e non la realtà assoluta.
Ra: Esatto, come un regista che con una telecamera cerca di riprendere la tua anima, ma sarà sempre ripresa dal suo punto di vista.

 
LR: Fin dall'inizio sei sempre stato un po' per i fatti tuoi, senza bazzicare il mondo del rap romano. Non te ne frega molto del parere degli altri?
Ra: Non particolarmente. Entrare troppo nei canoni imposti dagli altri vuol dire sottomettersi alle loro limitazioni: il rap deve stare fuori da questi limiti. A me non interessa rientrare neanche nei limiti del rap stesso. Adesso la moda sta deteriorando questo genere musicale, non a caso ho chiamato il mio disco "Musica per bambini": è una provocazione, come per dire che oggi il rap è diventato questo. Visto che la gente mi dice che sono troppo complesso, la sbeffeggio così: ascoltate l'album pensando che sia una cosa semplice, poi sarà tutt'altro rispetto a quello che vi aspettate.

 
LR: Io penso che il successo di un genere però abbia anche un lato positivo: quello che hai da dire, puoi dirlo a un pubblico più vasto.
Ra: Da una parte sì. Io però distinguerei la banalità dall'universalità. Oggi l'universalità passa molte volte attraverso la banalità, quando invece dovrebbe passare solo ed esclusivamente attraverso la semplicità.

 
LR: Sei un appassionato di skateboard: cosa ti piace di questa disciplina?
Ra: Mi piace il fatto che sia un approccio fisico nel pratico. Le leggi della fisica valgono sia per la materia che per la non-materia: quello che tu fai con lo skate nella materia, attraverso le leggi della fisica, è simile un po' a quello che devi fare con la non-materia, seguendo le leggi della fisica ma nella vita. La tavola di legno ben salda ai tuoi piedi è un prolungamento di te che, attraverso la tecnica e il sacrificio, puoi controllare. Questa è una metafora della nostra esistenza molto interessante secondo me.

 
LR: Io ne sono sempre stato affascinato e ho fatti diversi reportage fotografici a tema skateboard. Una volta un ragazzo mi ha detto che ciò che gli piaceva del fare skate era la sensazione di vuoto provata all'apice del salto.
Ra: Quella è una delle varie metafore: quando arrivi al punto più alto senti il vuoto sotto di te, quindi devi scendere per poi risalire di nuovo.

 
LR: Hai genitori di origine non italiana: come stai vivendo la situazione politica e sociale attuale?
Ra: C'è un pezzo nel disco chiamato "Sangue di drago" che parla di come un principe debba sempre essere affiancato da un mago e di quanti principi cerchino di liberare la principessa per diventare re; il mago può trasformare un principe avversario in drago e quello stesso principe magari non sarà consapevole del suo cambiamento. Il principe "buono" a quel punto avrà un nemico da sconfiggere e potrà salvare la principessa, dando inizio alla favola. Il potere inventa spesso dei falsi nemici, dei "finti draghi", per mettere tutte le persone una contro l'altra. Questo sta accadendo in Italia oggi.

 
LR: Hai iniziato da poco il tour: come vivi la dimensione live?
Ra: La vivo in maniera un po' alternativa, nel senso che ho sempre portato sul palco qualcosa che sia anche diverso da un concerto classico. Anche in questo caso ci saranno maschere ed elementi teatrali insieme ai musicisti e agli strumenti. Il palco diventerà una cameretta con i miei giocattoli.

 
LR: Bisogna un po' ricordarsi di vedere il mondo come quando si era piccoli.
Ra: Sicuramente: e il rap è un modo per riavvicinarsi a quell'attitudine lì.

 
LR: Domanda di rito: hai i soldi per comprare solo tre album, quali scegli?
Ra: Plastic Beach dei Gorillaz, Lateralus dei Tool e un vinile originale di Abbey Road dei Beatles.

Intervista a cura di Luigi Rizzo
 
 

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