Nightguide intervista i Punkreas

Nightguide intervista i Punkreas


I Punkreas sono una delle band che ormai reggono sulle spalle le colonne portanti del punk italiano: nati nel 1989 hanno fatto uscire “Isterico”, il primo demo autoprodotto, nel 1990 e nel 1992 il primo disco, “United rumor of Punkreas”. Con undici dischi all'attivo, i Punkreas hanno collaborato con 99 Posse, Fedez, Lo Stato Sociale, Shiva, Max Pisu e Modena City Ramblers, sono da sempre portabandiera di battaglie come quella del Chiapas, il G8 di Genova o No dal Molin contro la base USA a Vicenza e non sono mai stati capaci di tacere quale questioni che stanno loro a cuore (e meno male). Il loro ultimo lavoro si chiama "Inqeuilibrio", il primo di due EP che verranno pubblicati entrambi nel 2018, e il loro ultimo video è Fermati e respira. Ne abbiamo parlato con Noyse, chitarrista della band. 





Il nuovo disco, Inequilibrio, è la prima parte di due EP. Si sa già di cosa parlerà la seconda parte?
Diciamo che, per essere precisi, Fermati e respira è il singolo del primo EP, non vorrei spoilerarti troppo del secondo perché il gioco è quello li, l'etichetta discografica ci ha stimolati a trovare un nuovo modo per presentare le canzoni per due motivi: uno è per fare i conti con la nuova epoca digitale, i pezzi vengono bruciati velocemente, c'è una capacità di attenzione molto diversa rispetto a anni fa, gli album vengono smembrati in playlist, c'è lo skip maledetto per cui alcune canzoni vengono saltate...loro volevano addirittura fare solo il digitale. Siccome però volevamo un supporto, siamo affezionati..a noi piace e siamo rimasti legati a questo sistema, abbiamo trovato questa via di mezzo per far sentire le canzoni poco alla volta e cercare di non farle bruciare in poco tempo. Da un altro punto di vista questa formula si prestava bene per spiegare che cosa sono queste canzoni: in generale queste canzoni rappresentano per noi un percorso di autoanalisi, autocoscienza. Come tutti ci troviamo in un periodo storico di disorientamento, di Inequilibrio o comunque di equilibrio precario, tante cose stanno sparendo, come anche certi miti del capitalismo occidentale mostrano i propri limiti se non un vero e proprio fallimento, vecchie ideologie faticano a confortarci come facevano prima, a darci punti di riferimento ben chiari, ben precisi, quindi secondo noi è arrivato il momento di mettersi in discussione, cercare vie nuove, tracciare nuovi percorsi partendo da quello che eri, quello che sei e quello che vuoi diventare. Si tratta quindi un percorso che racconta tutta questa storia, e farlo a tappe si presta bene. 


Nell'EP c'è una canzone che si chiama IuSoli, ora sentiamo parlare di politica in continuazione: quante cose sono in Inequilibrio adesso? 
L'idea della canzone è nata portando i nostri figli a scuola ogni mattina; io vedo mia figlia che ha compagni provenienti da ogni nazione del mondo, figli di famiglie cinesi, africane, sudamericane, ed è evidente, palpabile, che loro sembrano venire dal futuro: non si fanno nessun tipo di problema l'uno con l'altro, giocano, si abbracciano, litigano, fanno tutto in modo naturale e immediato, per cui ci sembra assolutamente anacronistico e fuori da ogni logica creare delle barriere, divisioni e differenze fra questi bambini. Da li è venuta spontanea la canzone, semplice e disarmante nella sua immediatezza, come semplice e disarmante è vedere dei bambini che giocano, e ti chiedi come possono esserci delle persone talmente stupide da averne paura.


Ok, ti faccio un esempio: io sono pratese, abbiamo una delle più grandi comunità cinesi d'Europa, e la cosa meravigliosa è che vedi questi bambini passare dal cinese al toscano con una naturalezza incredibile.
Infatti ti anticipo che faremo un video con bambini di varie nazionalità che cantano in playback la canzone. 


Il video di Fermati e respira, invece? Ho visto che l'avete girato in un paesino vicino all'Aquila che è quasi abbandonato.
Si, diciamo che quella è stata una bellissima idea di Paolo Santamaria: quella canzone li mette sotto accusa due elementi fondamentali per cui ha retto fino adesso questo gioco al massacro, quasi al ribasso, che sono la competizione e la paura di rimanere indietro. Fai scelte basate su questi elementi che ti portano frenesia, a correre, a cercare di star dietro per raggiungere un obiettivo che in fondo in fondo non arriva mai, per cui volevamo rappresentare questa frenesia e lui ha pensato: ma perché non facciamo vedere il contrario? A noi è sembrata una grande idea, e il risultato è molto riuscito: andare in un posto dove non ci sono quasi più le persone perché sono scappate per partecipare a questa gara infinita dove nessuno esce vincitore, e chi è rimasto ha altri ritmi e riesce ad apprezzare la pazienza, anche la bellezza di annoiarsi, per poi tornare a casa e mostrare la bellezza anche di questo aspetto. 


In effetti ho letto che alcune maestre cercano di insegnare ai bambini ad annoiarsi, e il fatto che ci sia bisogno che ti insegnino a farlo mi sembra fuori di testa: dovresti saperlo fare da solo.
Però da questo punto di vista sono maestre lungimiranti: effettivamente adesso è difficile. Le maestre a scuola tendono ad aumentare la competizione, il voto, a fare meglio degli altri.


C'è stata da poco l'ultima strage negli Stati Uniti, in una scuola in California: anni fa avevate fatto una canzone che si chiamava Voglio armarmi, e ogni volta che la risento, e sento parlare di stragi nelle scuole, penso sempre che siamo ancora qui, siamo ancora parecchio indietro.
Si, siamo ancora qui, e forse stiamo anche peggiorando sotto vari punti di vista: noi abitiamo in Lombardia quindi abbiamo a che fare spesso con le armi, ma io credo che all'idiozia dovrebbe esserci un limite, e credo che anche questi fascisti, o leghisti, o razzisti che spingono per la legge sulla legittima difesa per la diffusione delle armi abbiano dei figli e sappiano leggere, per lo meno leggere: ogni statistica presente in ogni pare del mondo ci dice che dove ci sono più armi ci sono più vittime. Basterebbe la logica, ma proprio non ce la fanno. Anche loro avranno dei figli, quindi, voglio dire, limitati. Prima o poi li dovranno fermare, va bene che vuoi sparare, va bene sfruttare la paura per avere consenso, ma c'è un limite a tutto e questa roba mi sconcerta.
Ti faccio un altro esempio: stavamo preparando la canzone Terrorista NATO, ai tempi di Pelle nel 2000, c'è un pezzo che dice “se del lavavetri faccio volentieri senza il profugo lo accetto perché lava la coscienza”: vuol dire che ai tempi il razzismo era strisciante, il profugo lo accettavano, adesso siamo a un punto in cui nemmeno il profugo viene accettato. E' proprio una moda, è palese, e questa cosa è davvero inquietante.


Rientrando nell'argomento nuovo album: avete lavorato con Olly degli Shandon. Vi conoscete da una vita ma è la prima volta che lavorate insieme. Com'è andata?
Guarda, è andata benissimo, ed è una cosa che mi fa sorridere, è comica. Ci conosciamo da una vita, ed è da una vita che diciamo di fare qualcosa insieme. A volte la soluzione migliore è la più semplice, la più vicina, ma per qualche motivo ti racconti che debba essere più complicato e vai a cercare lontano perché non può essere così sotto il naso. Invece la soluzione migliore era li, finalmente ci siamo decisi dopo tantissimi anni, abbiamo addirittura fatto una prova per vedere se funzionava, nemmeno ci siamo lanciati ad occhi chiusi, e appena fatto il primo test abbiamo detto: ma siamo veramente degli idioti, facciamo il disco con Olly invece di girovagare per tutta Italia.


Anche la seconda parte l'avete realizzata con lui?
Anche la seconda parte l'abbiamo fatta con lui, è già registrata, avevamo già i pezzi e avremo anche voglia di farli sentire ma non si può (ride). Pensa che addirittura lui ci conosce talmente bene che era quasi più preoccupato di noi di preservare la nostra essenza. Ha fatto davvero un bel lavoro. Per questo disco possiamo anche permetterci di spendere poche parole perché crediamo che basti ascoltarlo.


Ok, siamo quasi alla fine: l'anno prossimo fate trent'anni, avete in mente qualcosa per festeggiare?
Si, credo che qualcosa faremo: l'abbiamo fatto per i 25, perché non per i 30? Ora ci stiamo concentrando sul disco e sul tour che dovremo fare che sarà lungo, spero, e bello e divertente, poi a bocce ferme, verso novembre/dicembre metteremo in piedi questi trent'anni. 


Bene, arriva la domanda che tutti odiano: ce la fai a dirmi i tuoi tre album preferiti in assoluto, quelli che non possono mancare alla tua collezione?
I miei tre album preferiti in generale? Allora, così è difficile. DI sicuro London calling dei Clash, poi ci metto Back in black degli AC/DC e MONO tono degli Skiantos. 


Sei primo che mi dice gli Skiantos, non so cosa hai vinto ma hai vinto qualcosa di sicuro!
(ride) MONO tono è un gran disco.


Ultima domanda: hai qualche consiglio ai ragazzi che stanno mettendo su una band adesso?
Principalmente quello di divertirsi e fare quello che gli piace, senza badare a quello che funziona in questo momento. Sembra un consiglio banale, ma in realtà credo che sia il presupposto della longevità dei Punkreas: quando abbiamo iniziato nel 1989 il punk in Italia non andava, era largamente minoritario e funzionava di più il metal, come quello degli Iron Maiden, tant'è che tanta gente chi chiedeva “ma voi cos'è che suonate?” (ride), però era quello che ci veniva, che ci piaceva, e che ci permetteva di dire quello che volevamo dire. Verso la metà degli anni '90, però, il punk è diventato di moda, funzionava, c'era l'ondata del punk californiano con Green Day, Offspring...ne abbiamo veramente beneficiato, e li sono nati un sacco di gruppi che facevano punk rock, tutti facevano punk rock al momento. Appena l'onda è passata sono tutti scomparsi, si sono sciolti come neve al sole e siamo rimasti noi e pochi altri. Quindi direi che le basi fondamentali perché la cosa che stai facendo resista alle intemperie del tempo, alle variabili, è che tu faccia sempre quello che ti piace, quello che ti senti, quello che hai voglia. Il resto conta zero.


Ok, permettimi la domanda finale, giuro: in Italia, secondo te, la musica come sta? Vedo tanti ragazzi che escono dai talent e poi magari spariscono, per esempio.
Credo sia difficile dare una risposta, non la capisco tanto bene la musica in Italia al momento: c'è sempre stato un mainstream e un percorso alternativo, e adesso sembra che le due cose siano sfumate, e non capisco cosa ascoltano i giovani. Quando io suonavo punk da giovane i miei genitori mi dicevano “cos'è quella roba li che ascolti?” perché non riuscivano a capirla: venivano dalla canzone d'autore, per cui per loro quello era rumore. Quando io adesso dico queste cose penso a mio papà e dico “sto facendo la figura di mio padre”, se non fosse che quello che ascoltano i giovani di oggi spesso è più simile a quello che ascoltava mio padre! (ride) Quindi credo dii poter dire serenamente, ma che cazzo state ascoltando? Ma soprattutto, l'ultima generazione sta paradossalmente peggio della nostra, gli hanno fottuto tutto: futuro, pensione, prospettive, lavoro...e cazzo, un po' di rabbia e cattiveria devi averla per forza. Prendi quel cazzo di microfono e urlaci dentro a squarciagola. Magari non serve a niente, ma poi ti senti meglio. 

astarte, interviste, punkreas

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