NIGHTGUIDE INTERVISTA GAETANO CHIRICO

NIGHTGUIDE INTERVISTA GAETANO CHIRICO

 
Il progetto musicale di un giovane italiano, nato e cresciuto a Reggio Calabria ma recentemente stabilitosi a Milano, Hesanobody (alias di Gaetano Chirico) ha fatto il suo debutto con il singolo 'Can You Feel The Sun?' in collaborazione con Street Mission Records, nuova etichetta di base a Londra e distribuita da [PIAS>. Da allora ha raccolto numerosi elogi e copertura mediatica online, solidificando i consensi a seguito di un anno che lo ha visto pubblicare il suo primo EP The Need To Belong oltre che a 'Cliché', frutto di una recente collaborazione con i REMAIN, amici e musicisti anche loro provenienti dalla crescente scena musicale calabrese.
Pubblicata sul finire dello scorso anno e accompagnata da alcuni remix (realizzati dai DJ AzKoo e ARRAM) e da un video al neon filmato tra Milano e la provincia di Reggio Calabria durante i suoi concerti estivi, 'Cliché' va a coronare una grande annata e a porre le fondamenta per molto altro in arrivo nel 2018. 'Cliché' e gli altri nuovi singoli 'Roadblock' e la natalizia 'Night 23', sono estratti dal nuovo EP The Night We Stole The Moonshine, prodotto da Mark Eckert e in arrivo il 23 Marzo. Ambizioso come sempre, si augura possa andarsi a collocare al fianco della musica delle sue ovvie influenze, lasciando un'impronta che duri a lungo nel tempo.
Noi l'abbiamo voluto incontrare prima dell'uscita del suo album e scambiarci due chiacchiere.

 
NG. Ciao Gaetano, grazie di averci voluto dedicare del tempo per questa chiacchierata. Come prima cosa ti chiederei di raccontarci qualcosa di te. Chi è Hesanobody?
 
GC. Ciao e grazie a voi! Hesanobody, com'è facile intuire dal nome, è un nessuno. Un ragazzo qualsiasi con la passione per la musica, che dopo qualche esperienza con alcune band locali e a seguito del passaggio da Reggio Calabria ad una realtà molto più grande come Milano, ha deciso di fare le cose a modo suo, inizialmente nella solitudine della sua camera da letto.

 
NG. Cos per te la Musica in 3 parole? E perché?
 
GC.È connessione, in quanto linguaggio universale che trascende qualsiasi confine, connettendo chiunque. È melodramma, in quanto permette di esagerare qualsiasi esperienza, qualsiasi dolore per poi esorcizzarli dandogli un nome. Infine credo che per me sia un labirinto, pieno di percorsi, scorciatoie e vicoli ciechi, ma dal quale non mi importa uscire.

 
NG. Tu fai parte di quella nuova generazione di artisti italiani un po' fuori dal main stream, quasi sempre più famosi all'estero che in patria. Cosa ne pensi di questa tendenza?
 
GC.Scrivendo e cantando in inglese credo sia normale alienarsi una porzione di pubblico italiano. Non lo faccio per snobismo o esterofilia, sia chiaro, semplicemente e paradossalmente la lingua inglese è il mezzo con cui riesco ad esprimermi in maniera più immediata e naturale. Purché le canzoni siano valide e arrivino alla gente, non mi importa molto che sia del mio stesso paese o meno.


Hesanobody - zeroseventwonine | Sofar Brescia


NG. Il 23 Marzo uscir
à il tuo nuovo EP. Raccontaci un po' la nascita di questo nuovo progetto.
 
GC.Al contrario del mio EP di debutto, The Need To Belong, che era stato pensato e scritto all'interno della mia cameretta, questo The Night We Stole The Moonshine nasce come un oggetto in movimento, uscito dalle mura domestiche per prendere treni, aerei e fare viaggi in macchina. È il secondo capitolo di un'ideale trilogia nella mia testa. Il primo parlava del bisogno di appartenere, di trovare un senso alle cose e di uscire da un limbo, questo invece racconta la storia di un'annata dove un senso c'è, così come un'appartenenza, ma bisogna pur sempre fare i conti con le responsabilità, i costi e le paure che arrivano a bussare alla porta per mantenerli.

 
NG. Parlaci un po' del brano che uscirà il prossimo 15 marzo. Come mai hai scelto questo come nuovo singolo?
 
GC.Le prime idee per il testo di Mourning The Ghost risalgono ai tempi delle scuole superiori. Allora si chiamava Chronicles From A Liar e la stavo scrivendo insieme al mio compagno di banco, Emanuele Triglia. Un po' di anni dopo, per finirla e chiudere il cerchio, sono tornato a chiedere l'aiuto di Emanuele, adesso producer e bassista per diversi nomi importanti del panorama indie italiano (Ainé, Davide Shorty, wrongonyou). Tra il novembre e il dicembre scorso, quando il titolo era ancora Penelope, si sono uniti al team di scrittura e produzione Mark Eckert e la mia tastierista, Matilde Ferrari. Il risultato finale è una ballata spettrale a sfumature RnB, con bassi e synth “grossi” e un po' stonati à la Stranger Things. Parla di una resa dei conti con il passato, con le proprie radici, per capire e maturare una consapevolezza sul chi si vuole essere. L'ho scelta perché al contrario dei primi due estratti, mostra un lato di me stilisticamente inedito prima ancora che del nuovo lavoro e sono molto orgoglioso di questa cosa.

 
NG. Tu rappresenti perfettamente la  gioventù dei nostri tempi. Gusti sperimentali, background culturale multietnico e un carattere artistico complesso. Dove ti senti a casa? Dove ti piace pensare alla tua musica?
 
GC.Mi sento fortunato nel poter dire di ritenermi a casa in due città diversissime e per molti versi lontanissime, Reggio e Milano. Questa consapevolezza si è consolidata soprattutto nell'ultimo anno e credo traspaia all'interno della storia che raccontano le canzoni del nuovo EP. Anche perché le persone che mi circondano sono casa e per fortuna sono presenti in entrambi i luoghi. Non c'è un posto fisso dove mi piace pensare alla mia musica, ma spesso mi è capitato di pensare a questi brani in treno e in alcuni casi di iniziare ad abbozzarli in viaggio sul telefono o sull'iPad.

 
NG. Se potessi esprimere un desiderio, dove ti piacerebbe esibirti un giorno e perché?
 
GC.Al Red Rocks Amphitheater in Colorado, perché è una location storica e visivamente pazzesca. Un tempio, un luogo mistico quasi. Mi vengono i brividi solo a pensarci.

 
NG. E se invece ti proponessero una collaborazione per un tuo brano, con chi vorresti farlo?
 
GC.Con Jamie xx, uno dei miei artisti e producer preferiti. Il suo esordio solista, In Colour, è per me da Top 10 di questo decennio.

 
NG. Che cosa ti aspetta nel 2018?
 
GC.Mi auguro tante belle date live, nuova musica e un po' di fortuna!

 
NG. Ultima domanda che mi piace fare a tutti; quali sono i 3 album che mai potrebbero mancare nella tua collezione e perché ci sei legato?
 
GC.Di getto direi Achtung Baby degli U2, disco icona degli anni '90, il mio album preferito in assoluto, contenente la mia canzone preferita in assoluto “Ultra Violet (Light My Way)”. Poi aggiungerei Station To Station di David Bowie, 6 tracce per 38 minuti di perfezione, il disco che ci consegna il Thin White Duke e che mi ha fatto definitivamente innamorare di quell'uomo che cadde sulla Terra, un disco di svolta ancor prima della svolta berlinese. Infine My Beautiful Dark Twisted Fantasy di Kanye West, l'album che ha abbattuto in me, colpevolmente in ritardo, qualsiasi forma di pregiudizio nei confronti dell'hip hop. Barocco, esagerato, eterogeneo, ma costantemente in equilibrio tra tutte le sue componenti. Un miracolo praticamente.

 
Intervista a cura di Luigi Rizzo

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