Carmine Torchia:  testimone dell’arte    di  Flavio Iacones

Carmine Torchia: testimone dell’arte di Flavio Iacones

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È proprio un testimone dell'arte nel vero senso della parola questo Carmine Torchia. Una giovane promessa della canzone italiana che sta costruendo il suo spazio con grande sacrificio ed impegno, ma come già si sa i veri talentuosi necessitano di tempo per emergere. Una musica troppo raffinata la sua, testi dai colori vivi che fanno riflettere, che evocano immagini, ricordi, emozioni. È uscito di recente il suo primo cd di esordio e la cosa più convincente che molti artisti hanno dato il loro contributo suonando in questo progetto, per cui al calabrese non possiamo fare altro che augurare di portare alto il nome della Calabria con la sua musica.
“Mi pagano per guardare il cielo” è il tuo album di esordio che vanta grandi collaborazioni del panorama della musica nazionale. Che effetto ti ha fatto realizzare un simile progetto?
Puoi immaginarlo. Ancora nemmeno ci credo che abbiano suonato musicisti di tale calibro. E mi viene da sorridere se ci penso: più che altro perché ancora mi vedo, chiuso nella mia cantina a Sersale (CZ) a suonare da solo, senza nemmeno lontanamente immaginare che quei provini sarebbero diventati le canzoni dell'album, perlopiù “suonate” da gente del mestiere. È giusto ricordare che chi ha rivestito un ruolo determinante perché ciò accada è Sergio Garroni, editore romano che ha creduto nel mio progetto e che ha prodotto l'album. La produzione artistica invece è la mia, a cura di Francesco Valente (Niccolò Fabi, Riccardo Sinigallia, Tiromancino).
C'è un filo conduttore nei testi delle canzoni che compongono questo lavoro discografico?
Mi pagano per guardare il cielo è un disco eterogeneo, quindi viaggia da una tematica all'altra con una certa libertà. Posso dire che è un album che mi rappresenta abbastanza: le canzoni in fondo parlano di me, di come vedo le cose, cercando di farlo senza fronzoli. Forse il filo conduttore, se vogliamo proprio scovarlo, è la lieve traccia di “anarchia” che serpeggia in ogni canzone, anarchia intesa nel concetto più romantico del termine, piuttosto che meramente ideologico.
Come è stata supportata l'uscita di questo cd?
L'album ha da subito cercato di ritagliarsi spazi e modi “anomali” di promozione. È stato presentato alla Fiera del Libro di Torino, un contesto molto dissimile a quello dei tradizionali contesti musicali. C'è da dire che in anteprima è stato estratto un singolo di lancio, Nessun dio..., passato da diverse piccole radio in tutta Italia. Di Nessun dio...è stata realizzata anche una videoclip, da subito disponibile su YouTube. Quest'estate invece il disco è stato spinto da un successivo singolo, L'astronomo, e da un tour promozionale che, assieme ad alcuni amici musicisti di Sersale, ho portato in giro per il Sud.
Quali sono i tuoi prossimi impegni?
Il 2 ottobre a Palermo partirà un tour invernale per tutta l'Italia che vedrà anche qualche puntata all'estero e che si concluderà a fine gennaio. Nel contempo sto lavorando a nuove canzoni che saranno contenute nel prossimo lavoro.
“Piazze d'Italia - sulle tracce di De Chirico”. Nella fattispecie di cosa si tratta?
È il tour a cui accennavo prima, un viaggio di quattro mesi che farò “voce e chitarra” nelle maggiori città italiane, che continuerà a promuovere (in una maniera del tutto alternativa rispetto ai normali canali promozionali) Mi pagano per guardare il cielo.
“Piazze d'Italia”, che prende il nome dall'omonima serie pittorica di Giorgio De Chirico risalente agli anni Dieci del Novecento, vuol essere un omaggio al Pictor Optimus, a colui che spogliando le città, ha finito per renderle nella loro assoluta e metafisica verità”.
Durante il giorno suonerò nelle piazze, trarrò attraverso schizzi di studio, acquerelli superveloci, pensieri istantanei, “materiale buono” per alcune idee future; la sera invece porterò le mie canzoni nei locali.
Com'è organizzato lo spettacolo di una tua serata?
Lo spettacolo dura circa un'ora e mezza, in cui si susseguono i brani dell'album più qualche rilettura di brani di Canzone d'Autore. È un concerto dinamico, ironico e che regala qualche emozione (almeno così dicono quelli che l'hanno ascoltato, ed io ho finito per crederci!).
Secondo te la tua musica a quale generazione musicale appartiene?
Sicuramente alla mia (è la risposta più immediata e meno impegnativa che mi viene da darti!). Io appartengo a una generazione “sommariamente disillusa”, proprio perché consapevole delle difficoltà in cui ristagna oggi l'universo discografico, ma forse convinta che attraverso nuovi mezzi di comunicazione come Internet (Myspace, ad esempio) si possa anche cambiare lo stato delle cose. Per quanto riguarda la musica in sé, si sentono in giro una grande varietà e belle novità, il che ci rende perlomeno fieri di essere paladini donchisciotteschi di una scena in divenire.
Come definisci il tuo stile?
Cerco di non farlo proprio, onde evitarmi certi accostamenti imbarazzanti. Scherzi a parte, credo che le mie cose gravitino intorno alla Canzone d'Autore, ma non ne sono sicuro, voglio dire, non so fino a che punto ci si accostino. I riferimenti ci sono, esistono. Ho da sempre ascoltato la musica dei Pink Floyd, il rock, studio tuttora i dischi di Fabrizio De André, ho una certa curiosità verso la musica popolare, leggo poesia contemporanea. Mi piace pensare che se dovesse esserci “un mio stile”, possa derivare da tutto questo.
Quali sono i riconoscimenti che al momento ti sono stati assegnati?
Semifinalista a Musicultura (allora Premio Recanati) [2003>; “Premio della Critica per il miglior testo delle canzoni inedite” al Malgrate Festival [2005>; vincitore della I edizione di Musica Controcorrente (“Primo Premio”, “Premio alla personalità artistica” e “Premio Poggio Bustone”) [2005> - grazie a questo premio ho firmato un contratto con la Castorone Edizioni Musicali di Roma -; “Premio della Critica Giuseppe Traetta” alla II edizione di Cantautori Bitonto Suite conferitomi dal critico musicale Dario Salvatori [2008>; vincitore della II edizione di Dietro la nuca della città (“Primo Premio” e il “Premio per il miglior testo”) [2008>.
Quali altri interessi hai oltre la musica?
Mi esprimo con la Pittura, senza però avere l'ansia di ricercare un modo personale di affrontarla, il che mi ripara da uno sforzo altrimenti insostenibile. Leggo e scrivo (in maniera molto incostante) di Architettura (ho conseguito la laurea in Architettura presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria), dirigo (divertendomi) Quadrato Nero su Fondo Bianco - periodico notturno di libera espressione, curo mostre.
Che legame c'è a tuo avviso tra note, parole e immagini?
Un legame atavico. Il tutto risponde a un equilibrio in cui queste componenti si rincorrono, si rimandano. Questo legame si chiama scrittura.
Cosa rappresentano queste 3 componenti non solo per te come musicista ma anche come persona?
Rappresentano la mia vita. Rappresentano il mio modo di agire nei confronti del mondo, della contemporaneità.
“Io e la mia elle dura” che cosa racchiude?
È un progetto editoriale futuro che cercherà di dar forma a tutto quello che mi viene, in maniera convulsa e disordinata; una sorta di taccuino di viaggio nel quale riporsi; un cahier che ospiterà testi, riflessioni, schizzi, progetti, dipinti... idee insomma.
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