Giangilberto Monti e  le sue "Opinioni da Clown": l'umorismo profondo senza peli sulla lingua

Giangilberto Monti e le sue "Opinioni da Clown": l'umorismo profondo senza peli sulla lingua

Opinioni da clown” è il nuovo album d'inediti di Giangilberto Monti, disponibile nei negozi tradizionali in digital download e sulle piattaforme streaming, che riassume trent'anni di attività dell'artista, tra cantautorato e comicità. Arrangiato dal torinese Bati Bertolio, l'album è composto da 13 brani, alcuni scritti per l'occasione e altri, legati a esperienze e collaborazioni artistiche, composti in passato e mai pubblicati.  Nel disco si annoverano importanti collaborazioni musicali tra cui quella di Mauro PaganiSergio Conforti (il Rocco Tanica di Elio & Le Storie Tese) e il bluesman piacentino Ubi Molinari. Importanti sono anche le presenze di alcuni comici noti tra cui Nino FormicolaRaul Cremona e Giovanni Storti (del trio Aldo, Giovanni & Giacomo).

Questa la tracklist dell'album: “Arriva il circo!”, “Sono il comico”, “La schedina”, “Terra!”, “Que viva l'Italia”, “Cancion putana”, “Tra il dire e il fare”, “Laurel & Hardy”, “Americani al largo”, “Sul confine”, “Ora vado”, “Sei capace? e Alla fine della festa”.

Sei Capace? (Monti-Molinari), primo singolo estratto dall'album, è un brano scritto e realizzato con la collaborazione di Nino Formicola ed è nel testo come nella musica un dichiarato omaggio alle atmosfere spiazzanti del primo Jannacci.

Nigtguide l'ha intervistato con una lunga chiacchierata in cui si è parlato del potere dell'arte di fare cultura,
della facilità di cadere in una comicità dichiaratamente bassa e di quanto sia invece importante continuare a mantenere sempre alta la qualità del proprio lavoro, perchè producendo cultura si ha la responsabilità su un pubblico che altrimenti rischia di diventare sempre peggiore.

NG: La sua è musica da scuola milanese, come Jannacci, o Gaber, con quei pezzi spiazzanti accompagnati a melodie invece orecchiabili e apparentemente spensierate. Cosa pensa di chi, invece, scimmiotta quello stile musicale senza averne le minime qualità per i testi con la speranza di rievocare quelle stesse immagini e cavalcarne un successo illusorio? 
Questa tipologia di musica è frutto di una ricerca continua perché il teatro milanese mescola musica alta e bassa, chanson francese, folk...ogni definizione tende a essere generica. In questo modo si cerca di avere buona qualità musicale, linea melodica orecchiabile che permette di far passare più facilmente contenuti di spessore. La difficoltà sta poi nel portare le canzoni sul palco, per brani che non sono di puro ascolto ma hanno la necessità di far vedere l'interpretazione e la modalità di messa in scena.
Detto questo, ogni artista tenta di avere una sua visibilità mettendo in scena quello che sa fare. E a volte succede che ci si affidi a una comicità dichiaratamente bassa, che va oltre il trash come poteva essere quello dei punkreas, sempre intelligente e ragionato. Quando si abbassa il livello bisogna essere molto alti per dare qualità. Come contorno alla musica ci si possono mettere tutti i ballerini e le coreografie che si vuole, ma il messaggio non arriva. Il rischio è che spingendo da quella parte si arrivi alla volgarità pura. E' una strada che paga quando sei talmente trash che la gente riesce comunque però a capire il paradosso.
In questo, sono un vecchio ragazzo di 62 anni che ha le sue idee sul mondo.  Se prendiamo per esempio quello che è successo sul palco del Festival di Sanremo con l'imitazione di Ornella Vanoni, quella è volgarità pura. Non è solo tutta responsabilità dell'imitatrice, ma è proprio il conduttore che deve prendersi le responsabilità verso una vera e propria truffa nei confronti dello spettatore, inizialmente ingannato dal fatto che quella Vanoni ubriaca e volgare fosse proprio la vera Ornella.
Si può avere una comicità alta, ma universale e raffinata, che riesce ad arrivare a tutti, come può essere per esempio quella di Stanlio e Ollio. La volgarità è una scelta, che a me non piace.
Il problema però non si ferma a una questione di gusto personale, in questo modo si abbassa la qualità del pubblico, noi produciamo cultura e abbiamo la responsabilità di quello che facciamo. Non possiamo pensare che le nostre scelte e le nostre azioni non abbiano una ripercussione su chi ci applaude o ascolta.

Ng: I clow mi hanno sempre fatto un po' paura, con quello sguardo triste nascosto dietro a una maschera colorata. Che funzione ha?
Il Clown è una figura tragicomica, è la figura più triste della storia dello spettacolo ma è l'origine della comicità. Dietro ogni comico ci sono emozioni, problemi, storie vere. Ma far ridere sulle disgrazie è tipico di ogni comico. E' una comicità semplice, diretta al bambino ma compresa dall'adulto.

Ng: Quali sono i brani ripresi dal passato e quali quelli scritti per l'occasione?
In "Opinioni da clown" ci sono alcuni brani che derivano da spettacoli del passato ma non erano pubblicati su disco e altri nati dalla circostanza specifica. Quando si usano le metafore non c'è bisogno di andare sulla stretta attualità. Il cabaret in senso stretto lavora sull'attualità stretta ma nel mio caso molte canzoni scritte in passato sono state rimaneggiate melodicamente. Il lavoro è stato quello di uniformare questi mondi per avere un linguaggio simile, ma la sostanza da allora a oggi non è cambiata.

Ng: Com'era lo Zelig di Milano quando è nato? Che aria si respirava?
Ho trascorso 10 anni della mia vita a Zelig, dall'86 al '96, poi ho intrapreso un'altra strada. All'inizio lo si percepiva come una specie di dopo lavoro, e ho vissuto in quel mondo a capofitto, ho fatto tutto in sua funzione. Ma solo in parte è andato in tv, molto altro è rimasto nei teatri. Il mio "Dizionario dei comici e del cabaret" (pubblicato per Garzanti nel 2008) deriva esattamente dalla conoscenza di quell'ambiente.
Era tutto molto diverso, più trasgressivo, fantasioso, molto meno legato agli schemi televisivi. Partito come un programma di nicchia, con Gino e Michele intellettuali di sinistra, si è trasformato poi a parrtire dalla contraddizione in termini con la firma per Mediaset. Quando è l'audience a dettare le regole, è difficile rimanere con lo stesso spirito, e quello che si vede dall'esterno è un deprezzamento o un abbassamento del livello, non c'è più il fantasista che fa goal, passami la metafora, giocano tutti allo stesso modo.
Con Crozza c'è una bella differenza, perché è stato in grado di non scendere completamente a patti con le regole televisive, e ha continuato a fare il suo.

Ng: Tra le tante collaborazioni illustri, quale manca, o anche, quale le manca?
Nessuna. Perché nei dischi precedenti e soprattutto con "Comicanti" ho messo insieme una ventina di duetti e diciamo che mi ha fatto molto piacere cantare brani noti, mi son tolto enorme sfizio ed è stato un grande onore. In questo disco di canzoni mie è stato molto intenso e assolutamente inaspettato il duetto con Nino Formicola, e poi ci sono Raul Cremona, Giovanni Storti (del trio Aldo, Giovanni & Giacomo). Non ho rimpianti, dispiaceri o pareri negativi. Ho avuto la fortuna di sentirmi dire di sì ogni volta che lo chiedevo.

Il video di "Sei capace", in duetto con Nino Formicola:



Ng: non ci sono duetti impossibili?
No. I duetti impossibili sono solo quelli con le persone che non ci sono più.

Ng: Che fine ha fatto il cabaret, e che funzione può ancora avere?
Il vero cabaret esiste ancora, ma non arriva in tv. A parte, come dicevo, Crozza. Ha fatto fatica a ritagliarsi il suo spazio e se lo è guadagnato con tanto merito.
Posso citare un mio collega giovane: Gianluca de Angelis. Il piccolissimo inserto che ha fatto sul palco di Sanremo nel duetto con Marta Zoboli era altissimo cabaret in una serata di schifezza. Ma in tv queste persone non vengono chiamate, fanno paura.
E se pensiamo alla musica, i talent show stanno operando lo stesso livellamento in basso delle trasmissioni comiche. Se uniformi tutti, non ci sono più talenti. Per un artista giovane che vuole fare questo mestiere è ancora peggio.

Ng: C'è qualcuno che, oggi, potrebbe prendere le redini di questa tradizione?
In Italia ci sono tantissimi altri artisti capaci come Crozza che non hanno lo stesso spazio. A me diverte moltissimo il collettivo di autori e comici de "Il terzo segreto di satira", con la loro comicità intelligente e "cattiva".
Il vero cabaret è quello, non se ne esce! E' un po' come la differenza tra pop music e musica cantautorale.

Intervista a cura di Angela De Simone

Giangilberto Monti sul web:

http://www.giangilbertomonti.it/ 

https://www.youtube.com/user/GiangilbertoMonti?blend=22&ob=5

https://www.facebook.com/pages/Giangilberto-Monti/169508179733796

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