Lunedì 22 dicembre sarà al teatro Nuovo di Milano con quello che per lui rappresenta una sorta di ritorno al passato. “Suoni tra ieri e oggi” infatti è più di un semplice album. Con il suo ultimo lavoro, Amedeo Minghi si racconta al pubblico portando in scena alcuni dei brani che ha nel corso degli anni ha scritto per altri artisti. Da Andrea Bocelli a Marcella Bella passando per Katia Ricciarelli: l'elenco dei nomi illustri che hanno eseguito la sua musica è molto lungo. In questo album, e nel recital che porta a teatro, l'artista romano ha voluto reinterpretare alcuni dei brani che aveva scritto per altri talenti a modo suo. Raccontando anche cosa c'è dietro ogni canzone.
Minghi, perché ha scelto la formula del recital?
“Di concerti tradizionali ne ho portati in scena centinaia nella mia carriera, durante i miei tour ho portato in teatro praticamente tutto.  La mia esperienza più importante in teatro però è stata nel 1989, quando sul palco c'eravamo solo io e il pianoforte. Fu un grande successo. Il tour attuale è quindi una sorta di ritorno al passato”.
Rispetto a un concerto “normale” il rapporto col pubblico è più stretto.
“Sì, diventa sempre più intenso durante la serata. Il racconto degli aneddoti che stanno dietro ad ogni brano rende l'atmosfera più familiare. Inoltre, anche le parole delle canzoni prendono nuova vita".
Lei è da sempre un precursore...
“Ho tanti “primati”. Nel 1992 ad esempio mi esibii con un'orchestra nello stadio Olimpico di Roma. Fu la prima volta e fu davvero bellissimo. Il pubblico rimase un po' disorientato, come è avvenuto in altri momenti della mia carriera, ma ho spesso scelto di sperimentare”.
Tanti giovani si stanno avvicinando adesso alla sua musica. Come mai?
“Quella di tornare in teatro è diventata un'esigenza anche per aprirmi ai giovani. I ragazzi vedono che non presento solo canzoni, ma che interagisco col pubblico, racconto parte della mia vita, stabilisco un rapporto con chi viene a teatro, quindi possono accostarsi meglio alla mia musica”.
Come è il suo rapporto con il pubblico giovane?
“E' fantastico vedere volti nuovi ai miei concerti, ma è anche fantastico che molti ragazzi decidano di guardare alle mie canzoni come fonti di ispirazione per la loro musica. Oggi ognuno clona l'altro e un giovane deve per forza di cose guardarsi indietro per trovare un'ispirazione, come facevamo io e tutti gli artisti della mia generazione”.
Come nascono le sue canzoni?
“La maggior parte dei miei brani li immagino, li fantastico nella mia testa. Poi cerco al pianoforte quelle che ricordo e, se mi sembrano funzionare, allora le completo. Non sono io che le cerco, non mi troverete mai un pomeriggio al pianoforte a cercare ossessivamente una canzone. Sono loro che arrivano. “Io non ti lascerò mai”, l'inedito contenuto nel brano, è nata abbastanza velocemente. L'ho scritta per me”.
In “Suoni tra ieri e oggi” interpreta canzoni che ha scritto tempo fa. Quanto è difficile riascoltarsi?
“Tanto. Mi chiedo sempre come ho fatto a scrivere certe cose, sono sempre sorpreso. La prima volta in cui ho portato questo recital sul palco mi sono divertito tantissimo. Ogni parola è diventata importante per quello che è, mentre nelle versioni precedenti era incastrata negli arrangiamenti”.
L'album è accompagnato da un libro di aneddoti. Segno di una gran voglia di raccontarsi?
"Ogni canzone per me è un mondo a parte, che merita di essere spiegato e raccontato. Io, come molti artisti della mia generazione, ho sempre mantenuto il concetto di concept album. Mi è sempre piaciuta l'idea che ogni canzone fosse parte di un'unica grande storia e il libro di aneddoti va in questa direzione".