Nightguide intervista gli AIM

Nightguide intervista gli AIM


Gli AIM calcano i palchi italiani da due decadi, e da due decadi lasciano che la loro musica si evolva senza costrizioni, ma con parecchio volume e distorsione. Gravity, il loro ultimo lavoro, apre le porte all'elettronica ed è uscito a fine Marzo: nel quinto album in studio la band ha lasciato che le chitarre elettriche incontrassero nuove influenze trap e acustiche, l'utilizzo della drum-machine, il pianoforte e l'effettistica psichedelica. Ci siamo fatti raccontare cosa significa per loro questo disco, come vivono la quarantena i musicisti e cosa sperano per il futuro.





Prima domanda, prima nota dolente: leggo che la vostra patria è il palco, ma è una patria da cui sarete banditi per ancora non si sa quanto tempo. Come vivete questa situazione di chiusura, e come vi sentite a far uscire il vostro disco in un momento come questo?
Dai, alla fine leggo ora che i concerti potranno riprendere dal 15 giugno quindi non manca tanto! Eheheh
Rispetto agli ottanta giorni di quarantena che mi sono appena sparato invece è stato un periodo in cui ho fatto delle riflessioni interessanti. In primo luogo di quanto sia sacra la nostra routine, anche se spesso ci annoia o ci scassa il cazzo. Infatti la routine serve per darci degli obiettivi, e un uomo senza obiettivi è una larva. In secondo luogo la convivenza. Ho passato tre mesi chiuso in casa con mia moglie e i miei tre figli piccoli. Un delirio! Ma paradossalmente ho imparato a conoscerli meglio e a sorprendermi nel notare aspetti caratteriali o di rapporto che in dieci anni non avevo mai notato. Pazzesco!
Infine, rispetto al nostro nuovo disco Gravity, non poteva uscire in un momento migliore! Infatti la quarantena, cioè essenzialmente una situazione spazio-temporale “sospesa” e molto più “raccolta” rispetto alla nostra normale routine, è stata ed è ad oggi terreno fertile per l'ascolto del nostro album, ma in realtà della musica in generale. Il lockdown è stato quindi un periodo in cui abbiamo potuto ridare la giusta priorità alle cose e siamo riusciti a ritagliarci un po' più di tempo per dilettarci - ad esempio per leggere un libro in santa pace o per ascoltarci questo o quell'altro disco dall'inizio alla fine appunto, e non per produrre. E questa tendenza è stata - e continua ad essere - confermata dalle decine di migliaia di ascolti che Gravity ha già fatto in solo due mesi dalla sua pubblicazione.


Gravity è il vostro quinto lavoro, e unisce il vostro solito modo di fare musica con sonorità attuali, come la trap. Come siete riusciti a unire questi due mondi, che per molti sembrano inconciliabili?
Ho passato due anni a sfondarmi di EDM. Quindi radio M2O (Grande Dino Brown! Abbasso Albertino!), disco Radio e musica dance o ambient o techno o trap e emo trap a palla! Nello stesso periodo ho iniziato a collaborare con musicisti miei amici (Big up per Luca Vecchi, Giuseppe Magnelli e Stefano Elli!) per sviluppare il secondo filo conduttore di Gravity, ovvero una parte meno muscolosa e granitica rispetto a quella sviluppata con i twins, ma una sezione decisamente più dilatata e più aery che affondava le radici nei miei ascolti più recenti. Sono venuti fuori così pezzi come Parallel, canzone simil trap in cui per la prima volta in cinque dischi degli AIM la batteria non è suonata ma è una drum machine o pezzi dance come Stop Fighting con la cassa gigante in quattro dall'inizio alla fine che ti fa muovere il culo.


Gravity è stato definito come “un nuovo manifesto per rockers di provincia”. Potrebbe essere visto come una descrizione riduttiva, la classica frase “non usciremo mai dalla provincia” appare minacciosa all'orizzonte. Cosa significa, invece, per voi?
Penso semplicemente che Gravity sia un manifesto per i misfits come noi tre, cioè ai disadattati come noi. Gravity è un inno alla libertà, intesa come lotta tra la tensione ad aderire al nostro centro di gravità, quindi i rapporti e i luoghi che ci definiscono, e la tentazione invece di scappare, di mollare tutto e di dire: “Non ce la faccio più! Basta! Me ne vado!”. Gravity è dedicato a chi vive ogni giorno questo conflitto ma che alla fine, con fatica - con tanta fatica - riesce a riaffermare il suo centro gravitazionale e a ripartire. Quindi, per riprendere la tua domanda, “NOI usciremo SEMPRE dalla provincia” per cercare, ritrovare e riaffermare ciò che ci definisce e che ci rende veramente liberi.


Gravity è uscito a Marzo, è già passato abbastanza tempo per avere un'idea di come stia andando?
Come dicevo prima, sicuramente i tre mesi forzati di quarantena hanno contribuito a far concentrare di più il pubblico e gli ascoltatori rispetto a quello che - musicalmente parlando - è uscito in questo periodo. Sicuramente la frenesia delle nostre vite è diminuita molto e la lettura o l'ascolto di musica è aumentato esponenzialmente. Infatti, dopo due mesi dalla pubblicazione di Gravity, abbiamo già decine di migliaia di ascolti e tante recensioni interessanti, come quella di Rockit o di NonSenseMag. E personalmente, pensare che solo una persona ascolti una volta una mia canzone mi riempie di orgoglio, semplicemente perchè noi AIM abbiamo sempre fatto, e continuiamo a fare, la musica che vogliamo, libera da qualunque legame o compromesso, e avere anche un solo ascoltatore mi fa capire che il senso di libertà che traspare dalle nostre canzoni è stato percepito o quanto meno intuito.


Domanda delle domande: cosa faranno gli Aim appena potranno riprendere gli strumenti in mano e suonare? Dove vorreste farlo, e come?
Sicuramente vorremo far partire il tour dalla nostra amata Brianza. In realtà, avevamo già la data fissata per la presentazione di Gravity, che in teoria era il 30 Aprile al Tambourine di Seregno. Ovviamente è stato posticipato ma sicuramente vi terremo aggiornati! In realtà, in questi giorni siamo anche stati virtualmente a Malta, abbiamo infatti partecipato a “Rock the Quarantine”, un festival che organizza ogni anno un nostro amico maltese (Grande Nick!!!) e che quest'anno per ovvi motivi si è svolto in modalità completamente virtuale. Quindi, alla fine dei conti, noi AIM non siamo mai fermi, lockdown sì o lockdown no, e penso che non ci fermeremo ancora per molto tempo!


Suonate da due decadi, ormai: è stata dura resistere tutto questo tempo nel mondo della musica italiana? Vi è mai venuta voglia di mollare, o di dire “ok, domani emigro”?
Mah, guarda, fortunatamente noi AIM abbiamo sempre suonato tanto all'estero quindi l'idea di emigrare non mi è passata mai per la testa. A essere sincero, ogni tanto devo uscire dall'Italia per fare qualche bel concertone e respirare “un po' d'aria nuova” ma le nostre soddisfazioni ce le siamo prese anche a casa nostra con live memorabili, come le tante date fatte con I Ministri o quando abbiamo chiuso il tour di “Finalmente a casa” all'Alcatraz con gli amici FASK o quando organizziamo i nostri festival irriverenti nella nostra amata pazza Brianza.


Domanda che tutti odiano, ma vi tocca: quali sono I vostri tre dischi preferiti?
In realtà questa domanda a me piace tantissimo! Allora al terzo posto metto And out come the wolves dei Rancid, al secondo Don't Back Down dei The Queers e al primo posto Song in the Air degli Elliott.
 

aim, gravity, interviste musica

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