Nightguide intervista La Gabbia

Nightguide intervista La Gabbia


La band La Gabbia nasce a Bologna nel 2016, ed ha evidentemente na fretta indiavolata perchè, nel Giugno dello stesso anno vince la finalea Zona Roveri del C.S.A. Suona Diverso con i primi tre inediti. Hanno suonato al M.E.I. di Faenza e al Bedford Theatre di Londra. Il primo videoclip è datato 2017, per il singolo Lasciami, respiro, e l'EP di debutto autoprodotto Bruciare Vivo è seguito praticamente a ruota. Il 2018 li vede arrivare finalisti a 1M Next per il concertone del Primo Maggio di Roma e a Sanremo Rock, e finiscono per vincere il Giovinazzo Rock Contest di Molfetta che li porta a suonare prima di Willie Peyote. A metà Novembre hanno fatto uscire due nuovi singoli, e pare che non abbiano nessuna intenzione di togliere il piede dall'acceleratore dopo l'uscita del disco, Madre Nostra, a fine dello stesso mese.





I vostri primi due singoli sono usciti a Novembre, quindi non è troppo presto per chiedervelo: come stanno andando, avete già dei feedback in questo senso?
Ciao Valentina e ciao nightguide.it! Che piacere... I singoli “Ho bisogno” e “Violenza” vanno benone, hanno fatto breccia. Ai concerti già li cantano e ci mandano video in privato con headbanging notevoli che dimostrano l'apprezzamento. Se parliamo di piattaforme streaming e di acquisto digitale vanno abbastanza bene dappertutto ma in particolare possiamo dire di aver conquistato il cuore degli editors di Apple Music con “Violenza” che è stata per due settimane nella playlist “New Music Daily” insieme ad artisti davvero giganti. 
Siamo molto contenti.


Allora, sto per dire una serie di cose senza senso, probabilmente: La Gabbia mi fa venire in mente quando, nel secondo libro de Il signore degli anelli (e il secondo film, in effetti) Eowin cazzia Aragorn dicendogli che l'unica cosa che teme è una gabbia, di morire non gliene frega niente. Poi c'è Agrabah, che mi fa venire in mente la storia di Aladino de Le mille e una notte, anche se Aldino non era di Agrabah e Agrabah non esiste eccetera, e La luna e i falò che è un libro di Pavese. Bimbi, leggete un sacco o mi sono fatta un film tutto da sola?
Diciamo che anche tu sei sul pezzo Vale eh... Si leggiamo un sacco tutti ma gli svarioni testuali vengono soprattutto da Michele (il cantante) che scrive i testi. Sei la prima che tira in ballo “Il Signore degli Anelli” e la cosa ci fa molto piacere... Nuove chiavi di lettura. Non ricordavamo quella frase ma centra il bersaglio in maniera allucinante. Anche noi abbiamo paura della gabbia più di ogni altra cosa. Ci siamo scelti il nome della cosa che vogliamo abbattere: la gabbia comunicativa di questo periodo storico. Abbiamo tutti un disperato bisogno di dirci le cose importanti, di urlarcele proprio in faccia in un mondo in cui si comunica ormai davvero poco, non ci si arrabbia più per le giuste cause e non ci si guarda più dentro abbastanza.
“Agrabah” viene esattamente da quell'immaginario là di cui parli. Ci affascina l'oriente e il brano ne porta i segni anche musicalmente. Il pezzo parla infatti di disillusione, smarrimento e alienazione cittadina ma metaforicamente “Agrabah” non è altro che la rete. Il web è quel posto che nasconde, sotto splendenti palazzi bianchi, il marciume più nero. Tutti appaiono perfetti con i loro profili Instagram tirati a lucido e selezionano le parti di sé per le quali vorrebbero essere riconosciuti dal prossimo sotterrando tutto il resto. Nel ritornello la canzone disegna lo schianto contro la realtà: 
“Ma il tuo palazzo dimmi adesso dov'è? - Quello che cerchi in questa terra non c'è!”. 
Infine su “La luna e i falò” hai perfettamente ragione: il brano prende il nome dal libro di Pavese e non è ovviamente un caso, è uno scrittore che adoriamo. Durante la prima stesura musicale della canzone Michele leggeva il libro sopra il giro e abbozzava melodie con le parole di Pavese. Il risultato finale è una canzone che parla di uguaglianza, radici, terra e nostalgia con un mix di frasi scritte da Michele e frasi del libro. Ci fa sognare ogni volta.


Siete nati nel 2016, e siete stati subito catapultati nel mondo dei contest vinti. Avete suonato al MEI e a Londra, siete stati finalisti a Sanremo Rock e per il Primo Maggio di Roma: come è stato iniziare in questo modo così fulmineo?
Avevamo tanta voglia di fare, non volevamo stare fermi e sentivamo il bisogno forte di suonare tanto e muoverci spesso per fare gruppo, affiatarci e creare un nutrito bagaglio musicale condiviso. Fare concorsi ci ha permesso di avere un confronto vero e immediato con la realtà musicale underground italiana e abbiamo subito capito che avevamo tanto da pedalare. 
Da quel momento in poi non ci siamo più stancati di pedalare (di fare i concorsi però... si ahahahah).


No, seriamente: il nome La gabbia mi piace un sacco. Da dove esce fuori? (domanda in differita)
Abbiamo già dato prima la risposta saggia ma la verità è che avevamo  5 minuti per iscriverci al primo concorso di cui parlavi e “La Gabbia” è sceso dall'olimpo delle idee come un tuono nella mente senza nessuna meditazione precedente a riguardo. Ma si sa le cose migliori succedono, almeno all'inizio, così.


So che ci sono state già un po' di date in giro, e che altre ce ne saranno: come sta andando il tour, come se la cava questo disco nel mondo reale?
Ovviamente siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto in studio ma la dimensione ideale di questo disco è assolutamente il live. I concerti stanno uscendo per fortuna e speriamo di farne veramente una montagna perché l'adrenalina e la botta emotiva del live per noi è tutto.


Grazie mille!
Grazie a te Vale, ci vediamo in giro. Magari al prossimo concerto!
 

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