Nightguide intervista Tarantino

Nightguide intervista Tarantino

TARANTINO nasce a Palermo nel 1985. Suona come chitarrista negli All Memories Gone, band punk-rock palermitana, pubblicando nel 2009 il suo primo EP. In seguito, esplora il rock elettronico, entrando a far parte dei Fuori Forma. Nel 2018, inizia la sua carriera solista, riscoprendo il fascino del cantautorato italiano che in adolescenza lo fece accostare definitivamente al mondo della musica. Il suo primo singolo “Una vita al Var” è in uscita a marzo.



Nightguide. Ciao Tarantino! Innanzitutto parlaci un po' di te, chi è Tarantino e da dove arriva artisticamente?

Tarantino. Il progetto TARANTINO rappresenta una vera e propria svolta all'interno del mio percorso musicale. Finora, infatti, ho sempre rivestito i panni di chitarrista, sia solista che ritmico, all'interno di varie band, muovendomi sempre nell'universo rock, spaziando dal pop-punk all'elettro-rock. Come qualsiasi punto di rottura, la decisione di intraprendere questa nuova esperienza arriva in un momento molto delicato della mia vita, che mi ha portato ad una lunga introspezione e al desiderio di trovare la mia identità, riscoprendo così l'amore per sonorità e artisti che tanto mi avevano influenzato nella mia infanzia ma che nel tempo erano rimasti silenti in me, come gran parte del cantautorato classico italiano. Trovare me stesso mi ha quasi obbligato ad esternare le mie sensazioni e l'unico mezzo con il quale sono riuscito a farlo è stato appunto la scrittura. Quasi fosse la sola terapia possibile, ho iniziato a buttar giù su un quaderno dei pensieri ed improvvisamente mi sono ritrovato con delle canzoni in mano e la voglia di condividerle con le persone.

NG. Raccontaci 5 peculiarità che i tuoi fan dovrebbero sapere di te.
Tarantino. Sicuramente, una delle mie caratteristiche principali è l'autoironia; mi viene facile scherzare sui miei pregi e difetti, mettermi da solo alla berlina. Sono anche un buon osservatore e ascoltatore, mi piace soffermarmi sulla realtà e le persone che mi circondano, capirle, percepirle ed è proprio quest'aspetto di me che a volte mi aiuta a trovare spunti per i miei brani. Di conseguenza, sono molto emotivo e questo mi rende la vita spesso difficile. Un altro aspetto che non sempre mi rende la vita facile è la voglia di sentirmi libero; a volte mi frustra la frenesia della vita che mi circonda e vorrei solo scappare in una capanna su un'isola tropicale. Tra i difetti, cito la mia eccessiva pignoleria, che a volte si trasforma in una ricerca sterile ed estenuante della perfezione.

NG. Da un paio di settimane è uscito il tuo primo singolo, “Una vita al Var”. Sono onesto, l'ho ascoltato un po' di volte per capire che sensazione mi suscitasse,e alla fine sono dovuto convenire che è esattamente quello che penso pure io quando mi ritrovo, a volte, in mezzo alla gente e sono scoppiato a ridere. Parlaci un po' di questo brano: come nasce?
Tarantino. “Una vita al Var” è un esempio perfetto della mia esigenza di liberarmi di tutta la negatività che mi affliggeva. É stata scritta quasi di getto in un momento di forte rabbia, in cui sentivo tutti gli occhi puntati su di me, pronti a regalare giudizi gratuiti e mai costruttivi. Proprio a questa sensazione, si deve la metafora del Var, strumento che analizza a rallenta tutti gli errori commessi, e il riferimento all'emisfero calcistico, sempre pronto a giudicare per il minimo errore. L'assenza dell'Italia dai mondiali di calcio, inoltre, diventa bandiera della sensazione di totale privazione e smarrimento che ho vissuto.

NG. Il brano, nonostante il video abbia un tono tragicomico e faccia sorridere, passa una sensazione di ineluttabilità e di inevitabilità dell'errore. È così? Vuoi forse dire che non c'è nessuna speranza di sfuggire alla disastrosa situazione dei giorni nostri neanche appellandoci al Var?
Tarantino. La speranza deve sempre esserci ma purtroppo temo che spesso resti tale; anche il Var non è uno strumento così perfetto, è pur sempre soggetto all'interpretazione del singolo che spesso può travisare la realtà, sostituendola al giudizio: tutto dipende dal Peppino che sta dietro al Var!

 
NG. Tu ti definisci una persona ottimista o pessimista? Dove ti vedi tra 5 anni?
Tarantino. Ottimis...ahahaha! Pessimista cronico, magari non in tutte le aspettative perché tra 5 anni mi vedo a vivere in riva al mare e a scrivere canzoni.

NG. Dopo questo primo singolo puoi anticiparci qualcosa sui tuoi futuri impegni discografici?
Tarantino. Sto lavorando alla stesura e alla realizzazione del mio primo album, che spero possa vedere la luce entro la fine di quest'anno; e ovviamente tanti concerti, perché per me resta fondamentale il contatto con le persone e potere condividere con loro la mia musica in un reciproco scambio di emozioni, che i regala l'energia e l'ispirazione per continuare a comporre nuovi brani.

NG. Hai in cantiere anche un tour?
Tarantino. È presto parlare di tour. Sicuramente spero di fare tanti concerti innanzitutto nella mia città perché ho voglia di condividere la mia musica e tante emozioni con le persone.

NG. Cosa rappresenta per te la Musica in 3 parole e perché?
Tarantino. Introspezione, condivisione e cura dell'anima; la musica mi ha aiutato a superare tutti i momenti difficili della mia vita, a capire chi sono diventato dopo questi momenti e a metabolizzarli. L'aspetto più puro della musica per me è quello della condivisione, perché si tende spesso a isolarsi e combattersi e penso che la condivisione sia l'unico modo per sconfiggere qualsiasi avversità.

NG. Ultima domanda: quali sono i 3 album che più ti hanno influenzato nel tuo percorso e che mai potrebbero mancare nella tua collezione e perché proprio quelli?
Tarantino. “Blue's” di Zucchero perché il brano “Solo una sana e consapevole libidine...” mi ha iniziato alla musica a soli 3 anni, i miei genitori mi trovarono a tenere il tempo col piede attaccato allo stereo e da allora non ho mai smesso di ascoltare questo brano. “Spirito” dei Litfiba, perche rendeva giustizia al mio spirito di ribellione, tanto che lo chiesi in regalo per la prima comunione. “On and On” di Jack Johnson perché mi riporta alle radici tramite la semplicità della sua voce e della chitarra acustica.

Intervista a cura di Luigi Rizzo

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