Intervista a Roberto Vallerignani, autore del romanzo Bentornati a Villa Paradiso

Intervista a Roberto Vallerignani, autore del romanzo Bentornati a Villa Paradiso

Roberto Vallerignani (Narni, 1962) è uno scrittore, drammaturgo e sceneggiatore. È inoltre uno degli organizzatori del Premio Molè - Città di Terni per giovani attori e drammaturghi, è tra gli ideatori del mensile Liberamente e del format multiculturale “Umbrialand”, esordito all'Indie Film Fest del 2017. Pubblica La Sella del Vento (La Riflessione, 2010) divenuto in seguito il soggetto di un film diretto da Andrea Sbarretti, e i romanzi di genere giallo Angelo Ingordo (Edizioni Dalietta, 2014) e Bentornati a Villa Paradiso (Edizioni Dalietta, 2018).
 
A cura di Antonella Quaglia
 
«Bentornati a Villa Paradiso si apre con la famosa citazione di F. Nietzsche: “E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te”. Vi è nel romanzo una riflessione profonda sulla psiche dei numerosi personaggi, messi a nudo nei loro dubbi e debolezze, e un'attenta analisi della realtà corrotta in cui essi si muovono, un ambiente provinciale legato all'apparenza più che alla sostanza, in cui potere e denaro vengono prima della necessità di verità e di giustizia. È un racconto amaro, a tratti nichilista, tragicamente attuale nel mostrare la mancanza di speranza che contraddistingue la nostra epoca, e che si ravvisa tra i degenti di Villa Paradiso, nel pensiero del gesto estremo di Gigliola, e nella stanchezza del protagonista Antonelli. Lo stesso bisogno irrealizzato di evadere di quasi tutti i personaggi, chi a Cuba, chi in Kenya, chi da un lavoro che gli sta stretto, riflette bene la contemporaneità. Cosa l'ha spinta a scrivere il suo romanzo, e da cosa è stato ispirato?».
Mi definisco un lettore seriale e amo i gialli di Simenon, un autore in cui le ambientazioni, le psicologie dei personaggi e le loro parole centellinate sono di per sé il giallo. E senza necessità di orrori vari, di satanismi, di irrealtà. Nei suoi romanzi è tutto materialmente vero, reale, tangibile. Le cose accadono perché l'uomo ha pulsioni che non sempre riesce a gestire, a incanalare.Antonelli è stanco perché fa un lavoro non proprio piacevole, Gigliola affronta ogni giorno un inferno reale, che esiste in ogni città, anche se è conosciuto solo da chi ha la disgrazia di doverci entrare. Io ci sono stato, volevo capire dove si annidasse il punto estremo di sofferenza e di non ritorno, in quale girone dantesco. E ho visto, ho raccolto storie, esperienze. Ho scutato quegli sguardi. E ho ascoltato le difficoltà di chi era costretto a sacrificare la propria vita per accudire un figlio o una mamma, la delusione dell'insuccesso che soffoca la tenue speranza. L'apparenza in cui viviamo non riesce a celare il disagio che alberga in ognuno di noi, non lo eradica. Magari lo copre, ma esso continua a bollire. E prima o poi esplode.
 
«Il protagonista di Bentornati a Villa Paradiso, l'ispettore Antonelli, è alla ricerca di un posto al sole e invece si trova immerso in una perenne pioggia: “E di nuovo questa pioggia, fissa, pesante. Incessante”; una condizione atmosferica avversa in pieno ferragosto che diventa una delle tante contraddizioni presenti nel romanzo, e metafora del grigio di un'esistenza che uniforma accusanti e colpevoli. Antonelli è un personaggio chiaroscurale, che alterna alla solarità della sua vita privata l'oscurità della sua vita istituzionale. Egli è imprigionato in un sogno in bianco e nero, alla ricerca disperata della quadratura del cerchio della propria esistenza. Chi è l'ispettore Antonelli, e come ha gestito la caratterizzazione di un personaggio tanto complesso?».
L'ispettore Antonelli è un “non eroe”, una persona semplice che fa il poliziotto perché è un lavoro come un altro. Una moglie, due figli, una nipote (tutti sotto lo stesso tetto per mancanza di lavoro), un cane e un gatto. Classica famiglia normale di una paciosa città di provincia dove non succede mai nulla. In “Angelo ingordo” si è trovato fortuitamente a gestire il suo primo caso di omicidio, ma solo perché tutti erano convinti, e lui per primo, che non si trattasse di un omicidio. Una sorta di seccatura burocratica, insomma. Neanche lui si aspettava di avere determinate doti, tant'è che voleva rinunciare al caso per manifesta incapacità. Solo l'indignazione della sua squadra lo ha portato a tornare sui suoi passi e a dedicarsi alla vicenda. Ma è anche colui che, una volta scoperto l'assassino, si è offerto nel dargli attenzione, con un senso di umanità ormai rarissimo in questa società incattivita. L'ispettore Antonelli, nella mia idea iniziale doveva essere un personaggio semplice, la sua complessità è cresciuta pagina dopo pagina. Quasi a voler dire che la semplicità, spesso, cela forti complessità.
 
«L'ispettore Antonelli torna in Bentornati a Villa Paradiso dopo essere stato il protagonista del suo romanzo giallo Angelo Ingordo. In che indagine è coinvolto l'ispettore Antonelli nella sua prima apparizione letteraria, e che legami intrattiene il suo esordio nel genere giallo con la sua ultima opera?».
In “Angelo ingordo” l'ispettore Antonelli viene svegliato in piena notte dall'agente Baldi per il probabile omicidio di una professoressa di storia. Mentre lui è convinto si tratti di morte naturale, l'agente Baldi insiste sulla eccessiva calma nella vita della vittima e sull'ordine maniacale esistente nella sua abitazione al momento del sopralluogo. Negli stessi giorni, vengono più volte invitati a interessarsi di strani movimenti che avvengono di notte in un parco archeologico della città. Si succedono morti e strane sparizioni, apparentemente scollegate dalla morte della professoressa, finché non irrompe in scena il Professor Della Mora, nobile decaduto, ma raffinato studioso. Dai diversi confronti tra i due, non sempre conviviali, l'ispettore si convince che ci sia un legame tra le varie morti. Il legame è stabilito dall'amore per la Bellezza di un ricco medico della città, amore che lo porterà a desiderare di possedere, più che collezionare, quadri preziosi e reperti archeologici. E per la Bellezza uccide, preso da un furore cieco di possesso. Anche in “Angelo ingordo” l'omicida, che è lo stesso personaggio che l'ispettore Antonelli va a trovare in carcere per un consulto sui suoi sogni in bianco e nero, ha tutto il suo spazio per raccontare come sia arrivato a quel punto. Ed è un'accusa pesante e crudele verso il mondo cosiddetto normale, che si vanta della propria ignoranza.
 
«I personaggi di Bentornati a Villa Paradiso si trovano costretti in ruoli e dinamiche che soffocano la loro felicità. Dal suo romanzo: “Non ne aveva più di forze, gli erano scivolate via in questa lunga, estenuante seduta di percorsi e tecniche di burocrazia. Ecco dove si alligna il male, pensò. Ecco dove si riproduce”. Che tipo di società è descritta nel suo romanzo?».
Eppure l'ispettore Antonelli è felice, ha una famiglia che adora e che è molto unita. Certo la vita di tutti giorni a volte mostra qualche aspetto antipatico e noioso. La burocrazia, per esempio, non è altro che abitudine alla noia, a non guardare oltre il compitino prescritto. Una società di soldatini annebbiati. Così come è sereno il Conte della Mora, a proprio agio tra i suoi libri. C'è in tutti i personaggi questa doppia faccia della medaglia. L'amore, la passione sono travolgenti ma anche un tormento, come tutti i sentimenti. Piuttosto il tema è: siamo in grado di gestirli?
 
«Lei è molto attivo in ambito culturale. Ci racconta i dettagli del suo progetto di una produzione allargata a teatro, cinema, musica e web denominato “Conta il Cielo”, e realizzato in collaborazione con l'associazione culturale “E l'uomo volò” e con l'etichetta discografica “Frida Label”?».
“Conta il cielo” nasce dall'esperienza del Premio Molè, che mi ha permesso di venire in contatto con molti tra i migliori attori under 35 del panorama teatrale italiano. È chiacchierando con alcuni di loro sulle difficoltà attraversate dal teatro e dal mondo della cultura in genere che è germogliata questa idea di raccontare un'opera teatrale con un linguaggio diverso, diciamo “cinematografico”. Ma non riadattando una drammaturgia in un contesto di cinema (qua gli esempi sono numerosi), semplicemente portando la telecamera dove il teatro si fa realmente, dove si avverte il profumo e il colore del palco e le ombre dei loggioni. E rendere, poi, questa produzione accessibile a tutti attraverso la diffusione web. Se la gente non va a teatro il teatro potrebbe andare dalla gente. Questa era la scommessa. Insomma, la cultura non si vive più perché nessuno fa più cultura o, come dice Artemide, la protagonista di “Conta il cielo”, «Ormai tutto è cultura», e in questa alluvione inarrestabile di cultura legata al business, la cultura fonte di sperimentazione e di innovazione non la vuole più nessuno. mNel romanzo il Commissario Tomassini prova a improvvisarsi poeta, come fosse facile, come potesse dipendere semplicemente da una scelta. Ma almeno, lui legge anche, non scrive e basta.
 
«In Bentornati a Villa Paradiso c'è un personaggio decisamente curioso, il Professor Conte Attilio Maria Filippo della Mora. Leale confidente di Antonelli, regala perle di saggezza e consigli preziosi all'ispettore. Dal suo romanzo: “Non esiste medicina per il buio che abbiamo dentro, ispettore, nessuna medicina per il fuoco che brucia e divora”. Come è nato questo interessante personaggio? Ha pensato di approfondire la sua figura in altri romanzi?».
Il Conte della Mora è stato, come scritto in precedenza, protagonista di “Angelo Ingordo”. Da quella vicenda è nato questo legame composto da stima reciproca e lealtà. Sarà presente anche nel prossimo romanzo.
 
«Lei non è solo uno scrittore di narrativa, ma è anche autore cinematografico e drammaturgo. In quale dei tre ambiti artistici si sente più a suo agio, e quale di essi le ha donato più soddisfazioni?».
Il cinema è bellissimo, soprattutto quando si è costretti a farlo con pochi mezzi. Perché si lavora in squadra, perché ogni componente della squadra ha qualcosa da apportare, perché la “creatura” cresce sotto gli occhi di tutti e si capisce subito se nascerà bionda e con gli occhi azzurri, perché lo vivi sporcandoti le mani, sudando sotto il sole cocente o tremando di freddo in attesa di girare all'alba. Il cinema è una comunità, scrivere una storia è solitudine angosciante: tu e lo spazio bianco da riempire, tu e le frasi che non vengono, tu e le parole che non escono. La narrativa è dannazione, quasi maniacale nella ricerca della purezza della frase, nella perfezione. Tanto da diventare ipnotica. È spossante, faticosissima, la narrativa. Scrivere musica, invece... beh, quella è esaltazione pura. Quando ti si impalla in testa una melodia, sei molto vicino al soprannaturale.
 
Titolo: Bentornati a Villa Paradiso
Autore: Roberto Vallerignani
Genere: Giallo
Casa Editrice: Edizioni Dalietta
Pagine: 284
Codice ISBN: 9788894068658

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