Dal Canada a Milano; i Black Mountain e la loro psichedelia al Magnolia.

Dal Canada a Milano; i Black Mountain e la loro psichedelia al Magnolia.

Il Magnolia d'estate ci regala sempre forti emozioni con gruppi di spicco a livello internazionale.
Questa sera è la volta dei Black Mountain, venuti per noi direttamente dal Canada.
I Black Mountain,giunti al loro terzo album, sono uno dei gruppi che maggiormente incarna la neopsichedelia con sonorità moderne,ma comunque legate all'hard blues anni settanta.
Arriviamo in un Magnolia già gremito di gente in attesa dell'inizio del live ma riusciamo comunque ad accaparrarci la transenna dalla quale non ci scolleremo fino alla fine. 
Salgono sul palco, in qualità di gruppo d'apertura della serata,i Giobia; girano in lungo e in largo il Nord Europa e la Germania ma sono milanesi d'origine e il loro brani psichedelici e scuri ci fanno entrare nel vivo dell'atmosfera.
Ma ecco che dopo circa mezz'ora salgono sul palco i nostri cinque, non per iniziare lo show ma bensì per montarsi la strumentazione; l'umiltà e dedizione fanno subito da padrone alla serata. E si sente. 
Ed è così che vogliono aprire lo show: con "Modern Music", "Tyrants" e "Wucan". Potrei fermarmi qui, finire di scrivere e chiudere il report. Si perchè dopo tre pezzi così che altro c'è da dire? 
Gli stoppati di batteria di Joshua Wells, i synth di Jeremy Schmidt, l'incalzante basso di Matt Camirand, le voci di Amber Webber e Stephen McBean con la sua Diavoletto Gibson SG ci regalano momenti di puro rock psichedelico, viaggi nello spazio, momenti di dolce tregua alternati ad altri di ritmi incalzanti. 
Vi starete chiedendo se questa è la solita band con suoni psichedelici di cui scrivo? Ebbene, potreste anche pensarla così ma questa sera al Magnolia i Black Mountain ci hanno dimostrato di portare avanti il genere, rinnovandolo e modernizzandolo; non a caso, ad ogn live riuniscono fan dei Pink Floyd, Black Sabbath e Led Zeppelin.
Lo show prosegue ripercorrendo i primi due album, lasciando completamente in disparte l'ultimo capolavoro. 
Per finire ci lasciano con i synth in loop su "Don't run our hearts around", ma noi facciamo di tutto per farli uscire sul palco un'altra volta e loro per contraccambiare ci regalano ancora un pezzo. 
Il live finisce esattamente com'è iniziato; i cinque si smontano i loro strumenti e ci regalano scalette, autografi e due chiacchiere. 
Un concerto pazzesco, fan in trip durante viaggi cosmici. Solo cose belle con i Black Mountain.
 
Testo: Daniele Spread
Foto: Guenda Deda

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