Nona edizione del MiTo 
 
Dal 5 al 24 settembre tra Milano e Torino andrà in scena la nona edizione del MiTo, l'ormai celebre rassegna musicale settembrina. Un festival che promette di essere ancora più unico, con 95 sedi complessive, 180 concerti e 2600 musicisti da 33 nazioni. Sono numeri che regalano ogni anno un'iniezione di fiducia nella musica dal vivo. Non passa sicuramente inosservata Expo, e buona parte degli eventi milanesi (e anche del nord Italia) saranno collaterali dell'Esposizione Universale.
La cultura musicale ha sempre accompagnato le edizioni di Expo, addirittura a Parigi nel 1889 la musica fu utilizzata per diffondere messaggi di scambio e condivisione tra le colonie. L'edizione 2015 di Expo coinvolge Milano (che la ospita) quanto Torino, la metropoli più prossima al capoluogo lombardo, la metropoli più vicina culturalmente e musicalmente a Milano e al tema della sua Esposizione Universale: nutrire il pianeta. 
Non si nutre solo il corpo ma anche l'anima no?
Quest'anno sarà proprio Milano ad alzare il sipario sulla nona edizione di MiTo, precisamente alle 16:00 di sabato 5 settembre con la Fantomatik Orchestra. Se come inaugurazione non bastasse, alle 21:00 l'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo inaugurerà il festival niente di meno che al Teatro alla Scala. 
Tra musica classica, sacra e contemporanea, l'asse Milano-Torino sarà affollatissimo di eventi. Stefano Bollani, per esempio, suonerà martedì 15 e mercoledì (a Torino) 16 settembre (a Milano) incantandoci con due perle: Rhapsody in blue e improvvisazioni su temi di George Gershwin a Torino, mentre a Milano presenterà il suo nuovo album al Teatro degli Arcimboldi.
MoTo vuole essere presente anche sul fronte dell'integrazione e della diffusione della cultura. Come? In maniera molto fine, presentando musiche provenienti da ogni comunità religiosa presente a Milano. Comunità ebraiche, ortodosse, islamiche, armene, sufi e induiste mostreranno le diverse liturgie e i rituali di un percorso fatto di ascolto e condivisione della propria essenza.

Testo ed immagini di Alberto Pezzali