(Recensione) Japan Suicide – We Die in Such a Place
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26/02/2015 | valentina_colombo
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“We Die in Such a Place” è il nuovo album dei Japan Suicide, in uscita il 9 aprile in Italia e in Francia per l'etichetta Unknown Pleasure Records. Il titolo è la ripresa di un romanzo di Javier Marías e di un'opera di Shakespeare ed è una riflessione sulla fragilità umana, sul tempo che scorre inesorabilmente e la volontà di conoscere tutto, sulle orme di una filosofia che (forse) proprio perché reale, risulta essere dolorosa.
Con questa premessa, i temi dell'album sono un tentativo di trasmettere attraverso la musica l'inquietudine, la ricerca personale caratterizzata da momenti di vita quotidiana e ricordi, l'interesse per le storie altrui, la rassegnata consapevolezza di essere insignificanti di fronte alla storia e alla sua evoluzione.
Il primo brano, Shame, cala subito l'ascoltatore in un'atmosfera cupa che si snoda attraverso le tracce seguenti, dai titoli che contemporaneamente rivelano emozioni e stati di essere e guidano ad affrontare i tormenti interiori insieme alla voce narrante. A Mood Apart precede le sonorità aggressive di Naked Skin, un'inquieta pelle nuda che non è protetta, vera come la musica che parla di lei. La medesima inquietudine si percepisce in Death, per poi condurci a Insight, brano di immagini ricordate e riportate alla mente, come istantanee trovate e capaci di suscitare emozioni forti. Il trascinante ritmo di Even Blood si unisce a un testo incalzante (riuscite a sentire gli “screams in the graves”?) che ci prepara a Hideous Man e Tokkotai. We Die in Such a Place, canzone il cui titolo corrisponde a quello dell'album, è un urlo liberatorio. I Don't Exist è la decima e ultima traccia dell'album che segna il termine di un viaggio in cui l'infelicità umana è accettata con la voglia di resisterle, con lo spirito della cura.
Il disco è stato registrato presso gli Skylab Studios di Terni da Giorgio e Fabio Speranza, mentre i brani e l'album sono stati masterizzati allo Studio EEE di Londra da James Aparicio.
Stefano Bellerba (voce e chitarra), Leonardo Mori (synth), Matteo Luciani (basso), Saverio Paiella (chitarra) e Tommaso Sensidoni (batteria) si ispirano agli echi post-punk inglesi di fine anni '70 giungendo, dopo una lunga fase di lavorazione e un'accurata ricerca stilistica, al loro secondo album che si prospetta un interessante progetto capace di colpire l'ascoltatore comunicandogli le sensazioni più profonde, le ansie, le fragilità che accomunano gli uomini per la loro natura contingente e destinata a essere nulla in confronto alla storia.
TRACKLIST
01 - Shame
02 - A Mood Apart
03 - Naked Skin
04 - Death
05 - Insight
06 - Even Blood
07 - Hideous Man
08 - Tokkotai
09 - We Die In Such A Place
10 - I Don't Exist
CREDITS
Stefano Bellerba - voce e chitarra
Leonardo Mori - synth
Matteo Luciani - basso
Saverio Paiella - chitarra
Tommaso Sensidoni - batteria
Registrato presso gli Skylab Studios di Terni da Giorgio e Fabio Speranza
Masterizzato allo Studio EEE di Londra da James Aparicio
Facebook: https://www.facebook.com/Japan.Suicide
YouTube: https://www.youtube.com/user/JapanSuicide
Twitter: https://twitter.com/JapanSuicideIT
Valentina Colombo
Con questa premessa, i temi dell'album sono un tentativo di trasmettere attraverso la musica l'inquietudine, la ricerca personale caratterizzata da momenti di vita quotidiana e ricordi, l'interesse per le storie altrui, la rassegnata consapevolezza di essere insignificanti di fronte alla storia e alla sua evoluzione.
Il primo brano, Shame, cala subito l'ascoltatore in un'atmosfera cupa che si snoda attraverso le tracce seguenti, dai titoli che contemporaneamente rivelano emozioni e stati di essere e guidano ad affrontare i tormenti interiori insieme alla voce narrante. A Mood Apart precede le sonorità aggressive di Naked Skin, un'inquieta pelle nuda che non è protetta, vera come la musica che parla di lei. La medesima inquietudine si percepisce in Death, per poi condurci a Insight, brano di immagini ricordate e riportate alla mente, come istantanee trovate e capaci di suscitare emozioni forti. Il trascinante ritmo di Even Blood si unisce a un testo incalzante (riuscite a sentire gli “screams in the graves”?) che ci prepara a Hideous Man e Tokkotai. We Die in Such a Place, canzone il cui titolo corrisponde a quello dell'album, è un urlo liberatorio. I Don't Exist è la decima e ultima traccia dell'album che segna il termine di un viaggio in cui l'infelicità umana è accettata con la voglia di resisterle, con lo spirito della cura.
Il disco è stato registrato presso gli Skylab Studios di Terni da Giorgio e Fabio Speranza, mentre i brani e l'album sono stati masterizzati allo Studio EEE di Londra da James Aparicio.
Stefano Bellerba (voce e chitarra), Leonardo Mori (synth), Matteo Luciani (basso), Saverio Paiella (chitarra) e Tommaso Sensidoni (batteria) si ispirano agli echi post-punk inglesi di fine anni '70 giungendo, dopo una lunga fase di lavorazione e un'accurata ricerca stilistica, al loro secondo album che si prospetta un interessante progetto capace di colpire l'ascoltatore comunicandogli le sensazioni più profonde, le ansie, le fragilità che accomunano gli uomini per la loro natura contingente e destinata a essere nulla in confronto alla storia.
TRACKLIST
01 - Shame
02 - A Mood Apart
03 - Naked Skin
04 - Death
05 - Insight
06 - Even Blood
07 - Hideous Man
08 - Tokkotai
09 - We Die In Such A Place
10 - I Don't Exist
CREDITS
Stefano Bellerba - voce e chitarra
Leonardo Mori - synth
Matteo Luciani - basso
Saverio Paiella - chitarra
Tommaso Sensidoni - batteria
Registrato presso gli Skylab Studios di Terni da Giorgio e Fabio Speranza
Masterizzato allo Studio EEE di Londra da James Aparicio
Facebook: https://www.facebook.com/Japan.Suicide
YouTube: https://www.youtube.com/user/JapanSuicide
Twitter: https://twitter.com/JapanSuicideIT
Valentina Colombo
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