NIGHTGUIDE INTERVISTA I BLUE CASH

NIGHTGUIDE INTERVISTA I BLUE CASH

BLUE CASH Sono un quartetto acustico formato da: Andrea Faidutti: chitarra  e voce, Alan Malusa' Magno: chitarra e voce, Marzio Tomada: contrabbasso e voce Alessandro Mansutti: batteria.
Andrea Faidutti inizia lo studio della chitarra a tredici anni da autodidatta e presto entra a far parte di piccoli gruppi musicali con cui si esibisce in Friuli. A 18 anni fonda con alcuni compagni di scuola il gruppo "Galliano e i Pessimi" con i quali intraprende una intensa attività concertistica, vince il concorso per band emergenti Pagella Rock e si esibisce a Festintenda e allo Zikomm Festival di Aix en Provence. Dal 2004 abita a Bologna, dove consegue la laurea in scienze antropologiche nel 2010 e parallelamente agli studi universitari continua la sua attività di musicista con la Induo Band, progetto multiforme che affonda le sue radici nel blues e ormai da anni è uno dei protagonisti della scena bolognese. Con questa band partecipa a diversi festival e concorsi e nell'estate 2013 al Time In Jazz, organizzato dal trombettista sardo Paolo Fresu. Mantiene comunque ben saldi i rapporti con la sua terra d'origine ed entra a far parte di diversi progetti musicali, fra i quali i "Vertical Invaders" del batterista U.T. Gandhi, con i quali si esibisce a Vocalia, Atina Jazz e altri festival. Recentemente partecipa al progetto di un altro importante jazzista friulano, i "Diavoli Rossi" di Claudio Cojaniz. Dal 2012 intraprende lo studio del sitar con il maestro Saleem Kahn, a Lahore, Pakistan.
Alan Malusà Magno è musicista principalmente autodidatta inizia la sua storia come attore Diplomandosi alla Civica Accademia D'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine nel 1998-2001 e lavorando con diverse compagnie teatrali tra cui: CSS, Arearea, Accademia degli Sventati,Teatro della Sete, esibendosi con diverse produzioni in Italia ed in Europa (Olanda Svizzera Francia). Alternando l'attività attorale a quella di musicista entra a far parte del gruppo rock Kosovni Odpadki con cui registra varie produzioni originali tra cui Casinò Paradize con cui vincono il Mantova music festival "controfestival di Sanremo". Con loro si esibisce in Italia e Europa e oltreoceano (Mittelfest a Cividale, notte della Taranta, Marcia della pace Perugia-Assisi, Milano Film Festival, Liet festival a Maribor, Sziget festival a Budapest, Ittiritmi in Sardegna esibendosi inoltre in Olanda, Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Argentina e Uruguay). Parallelamente si appassiona alla musica jazz che approfondisce sotto la guida del chitarrista Gaetano Valli e del maestro Glauco Venier. Successivamente, messa a riposo l'attività attorale, studia al conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste diplomandosi con il maestro Giovanni Maier nel 2011.
Marzio Tomada a 16 anni decide di intraprendere lo studio del basso elettrico sotto la guida di Paolo Viezzi. Attualmente studia jazz (basso e contrabbasso) presso il conservatorio di Udine sotto la guida dei docenti Glauco Venier (pianista di fama internazionale) Franco Feruglio (docente di contrabbasso) Andrea Lombardini (docente di basso elettrico) e Michele Corcella (arrangiamento e composizione). Ora è  impegnato in svariati gruppi che spaziano dal pop, rock, blues e jazz. Recentemente ha collaborato, con musicisti friulani come Lino Straulino, Angelica Lubian, U.T.Gandhi (e tanti altri), ma anche con musicisti di fama internazionale come Alex Masi, T.M. Stevens e Ornella Vanoni.
Alessandro Mansutti appassionato di pop e rock, comincia a suonare la batteria a 12 anni da autodidatta, studiando in seguito con Maurizio Pagnutti. Dal 1989 al 2000 suona principalmente con il gruppo funk "The Mad Scramble", con cui incide due dischi e due singoli. Si avvicina al jazz nel 2006, iniziando a studiare con Luca Colussi. Dal 2008 fa parte dello Juri Dal Dan trio, col quale ha inciso i dischi "Trilogia di un viaggiatore" (2009) e "Solitudini" (2011). “Solitudini” è valutato dalla rivista JazzIt come uno dei migliori dischi jazz italiani dell'anno (JazzIt Awards 2012). Sempre nel 2011, con il quartetto "Collective White" (M.Cisilino, F.Orefice, S.Serafini) partecipa e vince il 1° concorso internazionale di jazz del conservatorio S.Cecilia di Roma, sezione gruppi. Attualmente collabora a progetti di vari musicisti friulani, tra cui lo Juri Dal Dan Trio, il "5est" di Bruno Cesselli, il trio “Benessere” (con G.Maier e F.Orefice) e il quartetto “Blues in the pocket” di Daniele D'Agaro.
Per il “vil danaro” siamo disposti a tutto si sa, per amore e passione ancor piu' .
 “...Osservo da vicino questo mio cuore, tengo continuamente gli occhi aperti. Tengo liberi i capi delle corde, per quei nodi che ci tengono legati, perché tu sei mia, io rigo dritto...”
Jhonny Cash cantava così in “I walk the line” e noi partiamo da questa visione della vita per ridare alle nostre orecchie l'energia del poeta e per divertirci a raccontarlo. Si suona anche musica energica originale, con le canzoni ed i racconti contenuti nostro primo disco “BLUE CASH” storie di persone come noi con dubbi e ancora curiosità di scoprire la vita che ci circonda sbeffeggiando i nostri vizi e paure con una buona dose di autoironia. A giugno 2017 esce il nostro nuovo disco “When she will come” con 10 nuove storie da raccontare per i nostri tanto amati “alter ego”. Con noi portiamo Rolling Stones, Beatles, Elvis “The Pelvis” tanto per essere in buona compagnia, rispolverati in chiave acustica
 
Ciao Ragazzi. Qual è lo scopo dei BLUE CASH?
Conquistare il mondo? No, scherzo, il nostro scopo e raccontare storie di gente come noi (o anche peggio di noi!) con una musica che sappia divertire ma anche intrigare chi ci ascolta, che faccia ballare ma anche viaggiare con la fantasia.
 
Il vostro è uno stile molto intrigante, come nasce?
Il punto di partenza per noi è stato Johnny Cash. Da qui l'uso di chitarre acustiche e contrabbasso e di un particolare stile narrativo. Ma tutti noi abbiamo ascoltato e suonato tanti generi musicali differenti e ogni nostra esperienza infine confluisce nel nostro stile rendendolo, spero, originale e molto ricco.
 
Come mai avete preferito i testi in inglese?
Come molti altri gruppi abbiamo cominciato suonando cover e il nostro repertorio era tutto in inglese. Integrare nella nostra scaletta i primi brani originali in inglese è stato quindi un passaggio automatico. Non escludiamo però di fare qualche tentativo in italiano in futuro.
 
Nella scrittura dei brani a cosa vi siete ispirati?
Ognuno di noi compone e le ispirazioni sono tante. Certamente ogni volta che scriviamo un brano, per capire se è adatto ai Blue Cash, ci chiediamo cosa ne avrebbe pensato Johnny, il Man in Black, il nostro mentore dall'oltretomba e se pensiamo che gli sarebbe potuto piacere e che ne avrebbe condiviso il messaggio ci lavoriamo.
 
E come funziona il processo di nascita di una canzone dei Blue Cash?
Di solito uno di noi porta un'idea, più o meno grezza, dopodiché la rifiniamo insieme. A volte la forma iniziale del brano viene stravolta in questo processo, ma non è sempre così. Mettiamo molta cura in particolar modo nell'arrangiamento delle voci, perché ci piace molto utilizzare cori e controcanti mettendo così molta “aria” nelle nostre canzoni. Quando poi il brano si presta, ci piace lasciarci andare a improvvisazioni spesso anche “rumorose” e  molto “libere”, che cerchiamo appunto di non strutturare mai troppo, perché nella nostra musica ibrida, nel nostro country “bastardo” e psichedelico l'improvvisazione è una componente fondamentale, soprattutto nei concerti. Dopotutto amiamo fare dischi, ma suonare dal vivo è il nostro pane quotidiano e amiamo sorprendere e sorprenderci creando sempre qualcosa di nuovo, che possa rendere uniche le nostre esibizioni.



 

Il disco che non può mancare nelle collezioni dei vostri ascoltatori?
Una raccolta qualsiasi di Johnny Cash, o uno dei suoi live in prigione come live at Folsom o a St. Quentin. E forse anche Sgt. Pepper dei Beatles... oltre ovviamente a Blue Cash e When She Will Come, i nostri!
 
Di questi 12 brani, qual è il più divertente da suonare live?
Tutte le canzoni di When She Will Come sono splendide da suonare dal vivo ed è così che è stato registrato, ma probabilmente Maledetti Cash, lo strumentale che chiude l'album, è quella che sorprende di più. Normalmente la gente reagisce con sgomento al casino che riusciamo a fare con due chitarre acustiche e la ritmica, come direbbe il nostro contrabbassista, pompa “come se non ci fosse un domani”!
 
Avete qualche aneddoto da palco o sala di registrazione da raccontarci?
Ci sono valanghe di storie e storielle che preferiamo non divengano di pubblico dominio. Ma ricordo durante la registrazione del primo disco, alla fine di una giornata stremante, dovevamo riascoltare quello che eravamo riusciti a produrre e la concentrazione era tale che in tre su quattro dormivamo. Da qualche parte dovrebbe esserci una foto a testimonianza di questo fenomenale momento creativo...
 
C'è un palco in particolare che si trova nei vostri sogni e sul quale vorreste suonare?
Beh, ispirandoci a Johnny Cash per noi è stato bellissimo avere la possibilità di suonare in diverse carceri. Una volta avverato questo sogno però ci rimane ancora il palco dell'Ariston a San Remo, ma per far questo ovviamente dovremmo iniziare a tradurci in italiano e forse anche a rinnovare il guardaroba.
 
Prossimi progetti?
Sicuramente ci piacerebbe portare il nostro nuovo album When She Will Come in giro per l'Italia, a cominciare dal grande TOKS DAY, il 24 settembre a Marano, in Friuli, un evento a cui saranno presenti tutte le band della nostra etichetta, la TOKS Records appunto. Poi sarebbe bellissimo sconfinare e suonare un po' in giro per l'Europa, ma presto ci piacerebbe anche tornare in studio a registrare i nuovi brani che già stiamo scrivendo. Il motore dei Blue Cash è sempre acceso!


blue cash, intervista

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