Nightguide intervista i Parranda Groove Factory

Nightguide intervista i Parranda Groove Factory

"Nothing  but the rhythm'' è il nuovo album dei Parranda Groove Factory che uscirà il 28 Settembre 2016. Il disco è stato anticipato dal videoclip del singolo “MENOMALENONSONONORMALE”, diffuso in esclusiva su Fanpage.it lo scorso 15 luglio e che, in meno di 24 ore, ha superato le 82.000 view.
I Parranda si sono formati con l'intento di mischiare gli strumenti della tradizione percussiva brasiliana con le sonorità della musica funky, reggae,folk ed elettronica. Parranda reinterpreta e reinventa i generi, portando a qualcosa di completamente nuovo nel panorama musicale italiano.
Leslie Fadlon li ha intervistati per Nightguide.it.


I Parranda Groove Factory propongono un sound molto particolare; qual è il vostro intento comunicativo?
Siamo figli della globalizzazione. Mischiamo elementi musicali che provengono da aree geografiche, contesti culturali ed epoche differenti per creare qualcosa di diverso, sospinti dalla forza delle percussioni della tradizione brasiliana, del sud del mondo. Il messaggio è chiaro, l'integrazione è un'opportunità, non un pericolo.


Dieci elementi in una band sono tantissimi: come avete trovato l'armonia che vi contraddistingue?
È stato un percorso piuttosto lungo, il gruppo è nato nel 2011 e ha subìto alcuni fisiologici cambi di formazione, alcuni dei quali anche drastici. Questa sorta di selezione naturale ha permesso l'ingresso di nuovi elementi positivi, che si sono integrati facilmente col nucleo di questa famiglia allargata. Famiglia che continua ad allargarsi, aprendosi di continuo ad artisti provenienti da altri ambiti con cui collaboriamo.


Durante le esibizioni live portate delle maschere: volete spiegarcene il significato?
Le maschere, insieme ai costumi, sono un importantissimo elemento scenico, che caratterizza la parte dello spettacolo più elettronica e sognante. In quel momento cammuffiamo le nostre sembianze umane per incarnare gli spiriti del groove.
La scelta dei teschi fioriti sudamericani è stata fatta dopo un periodo difficile in cui sembrava che la Factory, il nostro progetto, stesse morendo. Il significato di quelle maschere nella tradizione delle Calaveras è proprio celebrare la morte e la rinascita che porta con se, senza paura.
“La muerte es flaca, y no puede conmigo.”


Le registrazioni di questo vostro primo disco hanno avuto risultati molto interessanti; come sono andate le lavorazioni in studio?
Non è stato semplice trovare le giuste soluzioni tecniche per tirare fuori da strumenti che vengono solitamente suonati in strada, e in baterie (gruppi di percussioni) composte da centinaia di persone il suono che avevamo in mente. Durante questo lavoro è stata fondamentale la collaborazione con Alessandro Guasconi del Virus Studio, che ha avuto un ruolo importante nella ricerca delle soluzioni tecniche e dei suoni giusti, esaltati poi dal mastering fatto agli Abbey Road Studios.
Sì, riempire lo studio di gente e tamburi è stato estremamente fico.


Avete deciso di proporre sia brani originali che rivisitazioni: c'è un punto comune tra le due tipologie di brani?
Le diverse tradizioni musicali da cui proveniamo influenzano inevitabilmente da un lato la nostra attività di produzione dei brani originali e dall'altro i nostri ascolti quotidiani e quindi la scelta di quelli da rivisitare. Le scelte di arrangiamento che facciamo per i brani originali sono mosse dagli stessi gusti e bagagli musicali di quelle fatte per le rivisitazioni.
A parte un paio di eccezioni, la costruzione dei brani di Parranda comincia con un'idea, un riff di basso, un beat, o un groove di percussioni tradizionale, e da quel punto di partenza inseriamo i vari elementi, che, in funzione del brano, possono spaziare dalle chitarre, synth, fiati, fino a sample campionati o eseguiti ex-novo. In qualche caso ci siamo lasciati trasportare dai sample, trasformando il nucleo iniziale in una reinterpretazione in chiave parrandiana di un brano esistente.
Domanda un po' filosofica: quanto è importante il ritmo nella vita di tutti i giorni?
Abbiamo un metronomo nel petto. Serve aggiungere altro?
 

E quanto è importante tradurre identità ed origini personali nella propria musica?
L'unica possibilità che abbiamo per dire qualcosa di nuovo nel panorama musicale attuale è attingere da quello che ognuno di noi ha dentro, in costante evoluzione. Le nostre origini, le nostre esperienze, i nostri gusti ed idee possono essere elaborate e tradotte in musica per ottenere un “prodotto” inevitabilmente originale poichè suonato dalle nostre unicità.
 

Artisti e palchi con cui vorreste condividere il vostro magnetico sound?
Il nostro show è pensato per essere non solo musicale ma aperto a diverse forme di arte. Da un po' di tempo abbiamo iniziato a collaborare con vari artisti di strada sia per i nostri live che per il videoclip di Menomalenonsonormale. Ci piacerebbe approfondire quest'aspetto e portare sul palco con noi ballerini, circensi, teatranti e coinvolgere visual artists per arricchire di nuovi colori quello che offriamo al pubblico. Su quali palchi? I più grossi, ovviamente. Abbiamo mandato una mail alla Royal Albert Hall ma probabilmente non ci prendono perchè dicono che facciamo “troppo bordello con quei tamburi”.
 

Pensando al futuro, come lo vorreste per il vostro progetto?
La strada per arrivare a costruire il tipo di spettacolo che avevamo in mente è stata lunga, ma (nonostante la sua continua evoluzione) pensiamo di aver raggiunto l'obiettivo.
Ora il prossimo passo è quello di farlo girare il più possibile.
Poi chissà, probabilmente seguiremo l'impulso come al solito, rivoluzionando tutto per l'ennesima volta per inseguire una nuova malsana idea.

 
Come è andata al MetaRock? E quali sono i vostri prossimi live e progetti?
Suonare al MetaRock, così come negli altri concerti legati all'organizzazione MetaRock a cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare, è stata una bella botta di adrenalina. E' stato il contesto ideale per mettere in scena il nostro spettacolo multimediale, sinestetico e tribale. E il pubblico ha risposto ogni volta alla grande. Non a caso, proprio su quel palco (montato stavolta al Revolution Camp a Marina di Massa) abbiamo girato il video di Synthcretism, singolo di lancio dell'album.
Giunti alla fine del Menomalenonsonormale Tour e prima dell'uscita del disco faremo finalmente ritorno “a casa”, suonando in due manifestazioni a cui siamo particolarmente legati, nell'area fiorentina. Ma stiamo lavorando all'organizzazione del tour invernale. Inoltre stiamo lavorando a brani nuovi e abbiamo un paio di collaborazioni molto interessanti nel cassetto, che speriamo di farvi “assaggiare” presto.
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interviste, nothing but the rhytm, parranda groove factory

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