Nightguide intervista i Karl Marx Was a Broker

Nightguide intervista i Karl Marx Was a Broker

 
MONOSCOPE è il nuovo album dei Karl Marx was a broker, power trio di Pistoia, che con questo album aggiunge un quarto capitolo alla sua storia discografica. il Monoscopio, immagine iconica abbinata al segnale acustico di test che decretava la fine delle trasmissioni della TV anni '80 è l' immagine che i KMWAB vogliono ricondurre al loro nuovo lavoro, che completa la maturazione artistica di questo progetto.
Di seguito il risultato dell'intervista che Leslie Fadlon ha fatto agli eclettici Karl Marx was a broker per Nightguide.it.


Ciao, innanzitutto ci spiegate il vostro nome?
L'origine del nome Karl Marx Was a Broker risale al periodo del crack della Lehman Brothers del 2008. Siamo rimasti impressionati nel vedere come centinaia di miliardi di dollari potessero essere bruciati in così poco tempo. Quindi già Karl Marx ci piaceva come nome, il “was a broker” era il giusto ossimoro per descrivere questa situazione.
Vogliamo precisare la politica non c'entra niente col nome, l'idea del nome è solamente riferita ad un gioco di parole.
Com'è lavorare in trio?
Molto Bello. Siamo riusciti a dare forma a delle idee che già avevamo in testa come duo ma che non erano praticamente realizzabili. Adesso possiamo muoverci in tutte le direzioni che vogliamo.
Cosa lega il concetto di Monoscopio al vostro sound?
L'idea dietro Monoscope era quella di fare un disco allo stesso tempo moderno e antico.
L'associazione col Monoscopio è venuta subito dopo. E' un immagine iconica e ben si adattava al quel gusto un po' retrò che sta dietro tutto l'album.
Influenze musicali ed artistiche: da chi vi sentite più ispirati?
In Monoscope sono confluite tutte le nostre esperienze musicali, ed abbiamo attinto a piene mani dai nostri gruppi preferiti. Possiamo citare in ordine sparso Goblin, King Crimson, Primus, Black Sabbath, Fear Factory e John Carpenter.
Cosa avete ascoltato durante la creazione del vostro ultimo album?
Franco Micalizzi, Goblin, Maserati, Justice, Red Fang, Graveyard
Sogni: con chi vorreste condividere il palco?
Se uno deve sognare sogna in grande.
Suonare nel main stage di un festival a scelta tipo Primavera Sound, Lollapalooza, Coachella, Glastonbury.
Da dove proviene la scelta di optare per lo strumentale e di non usare il veicolo dei testi nelle vostre canzoni?
Suonando strumentali siamo liberi di poter scrivere musica svincolata dalla necessità di un cantato, che nel bene o nel male identifica molto chiaramente il sound di una band.
Per un progetto come il nostro, in continua evoluzione, questa cosa è di vitale importanza perché consente di scrivere dischi sempre diversi tra loro.
Il video di Monoscope è a tratti cruento: volete raccontarcene la genesi?
Il video si è sviluppato partendo da tre concetti base che avevamo in mente: Videodrome di David Cronenberg, Donne e Sangue.
Abbiamo dato questi input ai ragazzi del collettivo John Snellinberg che hanno magistralmente sviluppato un fantastico thriller erotico.
La vostra attività live è molto intensa; cosa significa per voi?
Per noi è fondamentale, imprescindibile da quella di fare dischi, perché è dall'esperienza Live che parte la credibilità del pubblico verso una Band.
Progetti futuri?
Per adesso ci stiamo concentrando sul tour, ed in parallelo stiamo mettendo le fondamenta per il post Monoscope.


 

interviste, karl max was a broker, monoscope

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